L’Aquila: emergenze e ingegneri clinici, un binomio da coltivare

17 aprile 2012 | 18:08
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L’Aquila: emergenze e ingegneri clinici, un binomio da coltivare

L’Aquila, 17 aprile 2012 –  L’AIIC – Associazione Italiana Ingegneri Clinici – ha deciso di tenere a L’Aquila il XII Convengo Nazionale per mantenere alta l’attenzione a livello nazionale sullo stato della città, coinvolgendo esperti e relatori che, attraverso la disamina delle tematiche in programma, potranno attivare una riflessione concreta sull’attività svolta dagli ingegneri clinici in campo di ricerca e innovazione.

A spiegare l’importanza del ruolo dell’ingegnere clinico nel panorama sanitario nazionale è il presidente del XII Convengo Nazionale degli Ingegneri Clinici Lorenzo Leogrande, che ha raccontato a IlCapoluogo.it le peculiarità di questo lavoro, soprattutto in relazione alla gestione delle emergenze.

Quali sono state secondo lei le criticità emerse durante l’evento sismico a L’Aquila e come si approccia l’ingegneria clinica al fattore emergenza?

«Nel corso del convegno ci saranno molte testimonianze da parte degli attori direttamente coinvolti nella gestione dell’emergenza sanitaria nel corso del terremoto del 6 aprile, come l’unità di medicina d’emergenza e gli ingegneri clinici del distretto aquilano. Raccoglieremo così le loro testimonianze per poter poi meglio gestire e anche preventivare azioni atte all’affrontare situazioni di urgenza in caso di calamità naturali. Il salone espositivo allestito all’interno della sede del convegno ospiterà non solo tecnologie e strumenti innovativi, ma anche una sala operatoria mobile funzionale h 24 utile nel caso di collasso delle strutture ospitanti i blocchi operatori. La tematica dell’emergenza è un argomento nuovo per i nostri convegni e speriamo che, attraverso la concertazione e il confronto diretto tra specialisti, si possa giungere alla creazione dei presupposti necessari per portare avanti il discorso sull’emergenza in campo biomedico».

Qual è il ruolo dell’ingegnere clinico in fase progettuale e gestionale in termini di prevenzione dell’emergenza?

«L’impegno dell’ingegnere clinico è quello di sviluppare tecnologie e l’utilizzo di queste ultime durante l’emergenza deve essere intensivo. Dall’esperienza aquilana é emerso, ad esempio, che gli strumenti mancanti nella gestione dell’emergenza erano i megafoni, utili al coordinamento delle attività assistenziali in un contesto di estrema concitazione e confusione. Per poter meglio elaborare tecnologie elettromedicali bisogna compiere una serie di valutazioni preventive utili alla messa in atto delle pratiche successive di acquisizione e gestione dei dati posseduti, per poi passare alla fase progettuale. Le tecnologie biomediche sono fondamentali per la moderna sanità, che deve essere supportata a livello ingegneristico nella fase funzionale, quindi c’è bisogno dell’interazione tra diverse professionalità per raggiungere un risultato omogeneo».

Il territorio abruzzese come concorre a livello di ricerca e innovazione nell’ingegneria clinica?

«La regione Abruzzo, come del resto gran parte della penisola, non ha una cultura radicata e diffusa della figura dell’ingegnere clinico, in quanto non c’è una legge specifica che disciplini questa professionalità e la sua presenza all’interno di unità ospedaliere. L’obiettivo del convengo è anche quello di sensibilizzare l’opinione pubblica verso questa realtà fatta di tecnici specializzati che possiedono il know how per essere operativi ed efficienti in un settore che in Italia non è molto sostenuto. A livello territoriale il capoluogo abruzzese possiede delle realtà operative avviate dal punto di vista della ricerca biomedica, come la Menarini e la Dompè».
E’ la prima ed unica volta nella storia dell’AIIC che la partecipazione alla tre giorni del convengo sarà interamente gratuita, come mai?

«La scelta della città non è stata casuale, l’AIIC si è mobilitata per la città dell’Aquila organizzando questo convengo che non prevede quote di partecipazione e che ha coinvolto nella fase organizzativa aziende locali e soprattutto l’Università degli Studi dell’Aquila, che prende parte all’iniziativa con centinaia di studenti, specializzandi e dottorandi a cui abbiamo voluto dare questa possibilità di apprendimento e formazione. Un ringraziamento particolare deve essere rivolto al Corpo della Guardia di Finanza che ci ospita all’interno della caserma e agli enti e alle istituzioni locali che hanno accolto con entusiasmo e disponibilità la nostra proposta». (p.m.)