Grandi Rischi, Gabrielli “difende” Commissione e avverte: attenzione a comunicare

L’Aquila, 18 apr 2012 – «A fronte delle due situazioni parossistiche cioè l’informazione riferita ad un imminente terremoto e addirittura dall’altra parte la comunicazione da parte di un organo istituzionale deputato a svolgere una funzione primaria su questo ruolo che non ci sarebbero state scosse, la Commissione grande rischi in qualche modo doveva fornire un contributo in termini di conoscenza scientifica se era possibile prevedere questa scossa, se il territorio aquilano era un territorio che per la sua pericolosità storica presentava una serie di rischi e quindi fornire questa indicazione che credo in massima parte sia stata fornita in base alla tipologia del rischio preso in esame, ovvero di un rischio sismico caratterizzato dall’imprevedibilità». Lo ha detto il capo della protezione civile nazionale, Franco Gabrielli, testimoniando al processo contro la commissione Grandi Rischi, i cui sette componenti sono accusati di aver dato false rassicurazioni alla popolazione al termine della riunione dell’organismo il 31 marzo 2009, a cinque giorni dal tragico terremoto del 6 aprile 2009.
«Poi se qualcuno immaginava che quella commissione potesse dire, si’, c’e’ la probabilita’ aumentata del 50 per cento, questo ce lo forniva in continuazione l’Ingv. Proprio perche’ – ha aggiunto Gabrielli – esiste una rapporto continuativo con un centro di eccellenza come quello dell’Ingv, queste informazioni prescindevano da quello che poteva essere il ruolo esaustivo della Commissione grandi rischi».
Parlando poi dell’attivita’ preventiva prima dell’evento catastrofico del 6 aprile del 2009, Gabrielli ha rimarcato che «tale attivita’ l’avrebbe dovuta porre in essere il sindaco perche’ l’unica autorita’ di protezione civile e’ il sindaco poiche’ in una scala di responsabilita’ il soggetto piu’ a conoscenza del territorio e’ il sindaco. Io da Roma come posso sapere quali sono gli edifici che hanno una criticita’, quali sono le situazioni che possono presentarsi rispetto a una condizione possibile, probabile. Nel caso di specie quale e’ stato il ruolo del Dipartimento della protezione civile? E’ stato quello di mettere a disposizione una conoscenza scientifica. All’Aquila si e’ realizzato quello che normalmente viene in ordinario, quando c’e’ uno sciame sismico, come quello del Pollino, cosa facciamo?. Prendiamo il dato dell’Ingv e lo trasmettiamo al territorio. All’Aquila si e’ presa la commissione grande rischi e la si e’ portata sul territorio a confronto con il sindaco, la provincia, la regione, si mette a conoscenza il quadro scientifico di riferimento ma le attivita’ a valle, la verifica se gli edifici strategici sono sicuri, questo non spetta al Dipartimento».
GABRIELLI,ATTENZIONE A COMUNICARE – «Il pendolo del rapporto di veicolazione dell’informazione: o c’é allarme, o c’é normalità, non c’é via di mezzo» ha aggiunto il capo della Protezione Civile. Come esempio sul suo discorso sull’informazione, ha citato lo sciame in Calabria. «In questo periodo – ha spiegato – è lo sciame più intenso e sta andando avanti da tempo in territorio storicamente sismico. Un giorno è uscito un articolo intitolato ‘Qui come all’Aquila’, in cui un esperto diceva che stava arrivando un forte sisma nella zona di Castrovillari. Abbiamo sollecitato questo professore il quale ci ha spiegato di non aver mai detto questo. Il giorno dopo è uscito un altro articolo con il titolo ‘Nessun allarme, lo sciame sismico calabrese e’ normalé».
Gabrielli si è soffermato sul rapporto informazione in tempi di emergenza ed eventi critici: «La veicolazione dell’informazione produce non effetti certi, ma certi effetti» ha detto facendo riferimento anche al caso del naufragio della ‘Costa Concordia’ e ancora allo sciame sismico in Calabria. «Sembra quasi che la Commissione Grandi Rischi dovesse assolvere a una sorta di risposta in maniera esclusiva in quel contesto – ha poi aggiunto Gabrielli – Ma noi abbiamo una continuità di rapporto con il nostro centro di competenza che é l’Ingv. Il flusso informativo non avviene solo attraverso le sedute della Commissione, sarebbe riduttivo».
Gabrielli è stato interrogato, in particolare, dall’avvocato Filippo Dinacci, difensore di Bernardo De Bernardinis, componente della Commissione e all’epoca vice capo della Protezione civile. Gabrielli ha ricordato di averlo conosciuto il 7 aprile 2009. Ha snocciolato poi i dati sugli sciami sismici che si susseguono in Italia da quando è stato nominato successore di Guido Bertolaso: sono stati 29, 14 ancora in atto, 13 con oltre 100 scosse, 2 con un numero di scosse superiore a mille. Tra gli sciami, 15 hanno avuto scosse con magnitudo maggiore o uguale a 3.5. Ci sono stati poi altri 12 eventi singoli con magnitudo superiore a 3.5. «Tanto per avere un termine di paragone – ha detto, rivolgendosi al giudice Marco Billi – sono andato a vedere lo sciame dell’Aquila: dall’inizio al 31 marzo sono state circa 250».
Affrontando poi l’argomento legato a un’ipotesi di prevenzione estesa e approfondita affidata alla Protezione Civile, Gabrielli ha detto: «Non ci sono gli strumenti e neanche la possibilità di incidere effettivamente. Non posso dire ai Vigili del Fuoco di andare sul Pollino per intensificare la prevenzione dello sciame sismico se poi devo gestire anche le alluvioni in tutta Italia, e gli uomini sono sempre quelli. Questa è la fotografia del sistema che io dirigo».
LA PRECISAZIONE DEL DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE – «Il Capo Dipartimento, Franco Gabrielli, ha descritto il ruolo e le attivita’ del Dipartimento della Protezione Civile, evidenziando che non rientra tra le proprie competenze la movimentazione di uomini e mezzi appartenenti ad altre amministrazioni, al di fuori di contesti emergenziali dichiarati di tipo c (il riferimento e’ all’articolo 2, lettera c, della legge 225 del 1992: calamita’ naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensita’ ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari)».
E’ quanto precisa in una nota l’ufficio stampa dello stesso Dipartimento. «Nel contempo, in un esercizio di pura astrazione – prosegue la nota – ha tenuto a precisare che, anche qualora cio’ fosse stato possibile, tali eventi sismici (sciami) intersecano altre emergenze sul territorio, che non consentirebbero di spostare personale e mezzi in fase preventiva riguardo a eventi il cui verificarsi e’ altamente imprevedibile».
GIORNALISTI, PER NOI PAROLE GABRIELLI COME PIETRE – «Le parole, si dice, a volte pesano come pietre. E pietre sono le parole nei confronti del mondo dell’informazione che, ieri, l’ex prefetto dell’Aquila, ora responsabile della Protezione civile nazionale, Franco Gabrielli, ha pronunciato nell’aula del Tribunale del capoluogo abruzzese, nelle vesti di testimone del processo alla Commissione Grandi rischi»: è quanto si legge in una nota dell’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo.
«A leggere i resoconti di stampa, in sostanza, Gabrielli avrebbe scaricato sulla stampa responsabilità che gravano invece su altri: su quegli organi dello Stato cui spetta vigilare sulla sicurezza e l’incolumità dei cittadini. In quei giorni del 2009, dalle fonti ufficiali (Protezione civile, commissione Grandi rischi) filtrarono informazioni spesso confuse, talvolta contraddittorie, non sempre lineari: basta rileggere il verbale della commissione Grandi rischi del 31 marzo 2009, facilmente reperibile online, per avere un quadro realistico dell’incertezza più assoluta che regnava tra i suoi componenti in ordine ai possibili sviluppi dello sciame sismico. Poi, come tutti sanno, le cose andarono in un certo modo: centinaia di morti, la città dell’Aquila distrutta, una ricostruzione che a tre anni di distanza stenta a decollare».
«In quelle ore concitate e difficili, di fronte alle domande angosciose e incalzanti poste dall’opinione pubblica, i giornalisti hanno provato semplicemente a fare nel migliore dei modi il loro lavoro. Punto. Nelle aule di giustizia
, Gabrielli lo sa, oggi ci si chiede se quegli eventi luttuosi fossero evitabili, se esistano responsabilità di organi dello Stato nella gestione di quelle vicende. Non di altro. Sarà bene tenerlo presente».