
18 apr 2012 – Oramai la Moda coinvolge i materiali più disparati, e di questo il popolo femminile se ne è ben accorto; eppure c’è un campo recente e innovativo che forse è ancora sconosciuto: quello del Fimo, ovvero un materiale plastico termoindurente. Il nome inglese è “polymer clay” ed è venduto in negozi di bricolage e di belle arti; a L’Aquila si trova in 4 punti vendita. Un panetto da 56 grammi arriva anche a costare 2,80 euro (a brico).
La moda oggi è arrivata anche nei nostri paesi, e proprio all’Aquila, sprovvista purtroppo ancora di un evento o comunque una mostra che ne glorifichi le creazioni, inventrici eccentriche e originali si fanno strada fra le giovanissime (e non solo), con i loro gioielli alternativi. Perché il Fimo rappresenta per alcune la voglia di mettersi in gioco, di soddisfare sé stesse e le proprie “clienti”. Il Fimo è accattivante, è un fenomeno che, insomma, ha conquistato le nuove generazioni.
Una delle ragazze che sforna (è proprio il caso di dirlo) gioielli sin dalla primavera del 2010, ha accettato di raccontare la sua esperienza della “fimomania”, anche perché proprio da questa sera metterà in vendita le sue creazioni sul web, “dato che nella città dell’Aquila, non fanno mercatini di questo genere!” – spiega.
Lei è Lara Marrama, anni 21, studentessa di Lettere all’Università dell’Aquila, una testa sulle spalle, e la valigia carica di sogni. «Due anni fa ho sentito il bisogno di iniziare a manipolare paste sintetiche, e da allora ho sempre cercato di migliorarmi e di sperimentare quanto più possibile, sperando di trasmettere tutta la mia passione, l’handmade» racconta.
Per la tecnica informa: «Io modello tutto a mano, senza l’utilizzo di stampini. Mi aiuto con taglierini, bisturi, stuzzicadenti. il fimo non asciuga all’aria, va cotto. Uso un forno a parte, di quelli piccolini, perché è meglio non mischiare fimo e alimenti». Il Fimo è anche una bella alternativa alla bigiotteria prodotta in serie dalle catene, tipo “colours and beauty”, “accessorize”: «Sai comunque di aver acquistato un pezzo unico” – dice – “conosci la mano di chi l’ha fatto e, quindi, puoi avere consigli sulla manutenzione e sulle riparazioni”. Il genere è kiddult, sfizioso, leggero, per ragazze ma anche per donne che non vogliono prendersi troppo seriamente e vogliono qualcosa di originale e colorato da indossare.
La passione, come la chiama Lara, gliel’ha trasmessa suo nonno: «Lui per me era una specie di inventore, del tipo di quelli che camminano con le idee in tasca, che guardano quello che gli altri semplicemente vedono. Lui smontava, rimontava, rompeva, migliorava. Sapeva quel po’ di tutto che serve a non restare mai con le mani in mano, aveva cassetti pieni di cose, di pezzi, di cui non conoscevo la provenienza né l’utilizzo, ma mi affascinava troppo rigirarmeli tra le mani e pensare a quello che ci si sarebbe potuto -forse- fare».
«In quella casa – spiega Lara – che oggi per una strana coincidenza non esiste più, c’erano tutti i tipi di materiali, di attrezzi, di carte, di colori, un laboratorio addolcito dalla figura di una nonna affettuosa, pura, premurosa, solare. Quando tutto è finito, e si è dovuto ricominciare da sotto terra e da dentro i ricordi, è stato necessario ricostruire un passato tragicamente materiale. E c’ero io, nelle spedizioni nei negozi di belle arti, a scegliere pennelli con lui e a farmi spiegare come usare quando e cosa. E in un negozio di belle arti mi ha comprato i miei primi cinque panetti di fimo: bianco, nero, rosso, giallo e blu, per mischiarli secondo le teorie sui colori, che conosco da prima di perdere i denti da latte. Nel tempo ha fatto in modo di lasciarmi consigli utili per l’eternità, mi ha ricordato l’importanza dello studio anche quando parlare era solo un dolore, ha cercato di trasmettermi il suo senso della responsabilità e il lato migliore della sua prudenza».
«Oggi è il giorno dei rimpianti e io non ne ho. Non potrei immaginare ricordi migliori, ne’ rimproverarmi scelte, o disperarmi per questo vuoto: ho avuto tutto, e questo è stato il suo momento per lasciarsi alle spalle il dolore e le preoccupazioni di una vita – conclude – Continuerò la mia ricerca e i miei esperimenti e terrò d’occhio le mie priorità. Non posso che ringraziare per aver avuto al mio fianco un nonno del genere, che mi mandava sms pieni di k e di smile e che non si vergognava di dirmi che aveva bisogno di me».
Il sogno per il futuro di Lara è studiare informatica umanistica, ma intanto si dedica all’arte, che nella città dell’Aquila, sembra essere una dote di natura.