Sevel, Melilla: finita la favola Marchionne

26 aprile 2012 | 14:19
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Sevel, Melilla: finita la favola Marchionne

Atessa, 26 apr 2012 – «La fine del rapporto di lavoro per i 350 giovani operai precari della Sevel in Val di Sangro a fine mese e la contemporanea richiesta di Cassa Integrazione per i 6200 dipendenti, dopo l’estromissione della Fiom Cgil dalla fabbrica con le elezioni truffa di qualche giorno fa, segna la fine della favola della Fiat di Marchionne». Lo dice Gianni Melilla (Sel).

«La crisi produttiva e di mercato della Sevel – aggiunge – si ripercuoterà naturalmente anche sulle aziende dell’indotto con conseguenze negative per l’economia e l’occupazione abruzzese, visto che stiamo parlando del settore industriale piu’ importante della nostra Regione, quello dell’auto. La ricetta di Marchionne ha aggravato la posizione della Fiat nel mercato dell’auto e dei veicoli commerciali con perdite consistenti di quote di mercato in Italia e in Europa. Non è così per altre case automobilistiche europee, a partire da quella tedesca, che aumenta la produzione, diversifica i modelli, assume nuova manodopera e si può permettere anche di aumentare i salari e dividere i profitti con i lavoratori. Il contenimento del costo del lavoro (alla Fiat Sevel ci sono i salari più bassi d’Europa) e l’attacco sistematico ai diritti dei lavoratori e alle loro condizioni di lavoro producono risultati pessimi. Se ad essi aggiungiamo anche l’emarginazione del più grande sindacato dei metalmeccanici della Fiat, la Fiom Cgil, non si puo’ non evidenziare – osserva l’esponente di Sel – la situazione preoccupante che viviamo. La Regione Abruzzo ha sinora assistito passivamente a quanto succedeva nella sua più grande Azienda industriale».

Per Gianni Melilla «è ora che la Giunta e il Consiglio regionale assumano una iniziativa istituzionale convocando la Sevel e i sindacati per conoscere i programmi industriali e le prospettive occupazionali, in particolare dei giovani assunti con contratti atipici, e per favorire corrette relazioni con tutte le organizzazioni sindacali».