Lotta evasione fiscale: 6 miliardi non dichiarati da inizio anno

Roma, 27 apr 2012 – C’é il bar di Thuile, rinomata località sciistica della Val d’Aosta, che in cinque anni ha nascosto 350 mila euro di redditi e la pasticceria di Reggio Calabria apprezzata in tutta la città, che in soli 2 anni ha ‘dimenticato’ di dichiarare 400 mila euro; c’é l’albergo di Grado che si è guardato bene dal dichiarare i 500 mila euro di ricavi dopo il ‘tutto esaurito’ delle ultime stagioni e c’é il fotografo di Venezia che, tra uno scatto e l’altro ai matrimoni, ha nascosto allo Stato incassi per 200 mila euro.
Mentre la politica rinnova al presidente del Consiglio Mario Monti l’invito ad alleggerire la pressione fiscale, i dati della Guardia di Finanza sulla lotta all’evasione fiscale nel primo trimestre dell’anno ricordano, se ce ne fosse ancora bisogno, che l’Italia dei furbetti è, purtroppo, sempre viva. E non fa distinzioni tra nord e sud, continuando imperterrita a infischiarsene dei controlli – anche oggi i finanzieri hanno passato al setaccio decine di attività commerciali ad Ascoli, Perugia e Cagliari – e dell’ira del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, non più di dieci giorni fa, ha definito gli evasori persone che «portano avanti logiche asociali e di disprezzo del bene comune, che non meritano di essere associati alla parola Italia».
I dati sono impietosi: dall’inizio dell’anno i finanzieri hanno scoperto oltre duemila evasori totali, che hanno nascosto al fisco redditi per 6 miliardi di euro. Vuol dire che ogni giorno 50 milioni vengono sottratti alle casse dello Stato. A questi bisogna aggiungere altri 650 milioni di Iva non pagata, cioé altri 5,4 milioni ogni giorno dall’inizio dell’anno. Una voragine senza fondo per i conti pubblici già dissestati, che finisce per gravare sulle spalle dei contribuenti onesti. Ma i numeri dicono anche un’altra cosa, pure questa tutt’altro che rassicurante: «nessuna categoria – scrive la Finanza cercando di tracciare l’identikit dell’evasore – è potenzialmente da escludere».
Ed infatti evadono commercianti, imprenditori, impresari e professionisti. Quasi la metà dell’evasione scoperta (47%) è stata riscontrata nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio e in quello delle costruzioni edili, seguono le attività manifatturiere (11%), quelle professionali, scientifiche e tecniche (5,7%), quelle di alloggio e ristorazione (5,5%). L’elenco dei furbetti è lungo e comprende ogni escamotage pur di non pagare le tasse. Ci sono, ad esempio, due società di Roma che gestiscono diversi teatri di cabaret e un centro divertimenti con bowling e ristorante: la prima ha dimenticato di dichiarare 3 milioni, la seconda quattro. E c’è un centro di macellazione carni di Messina che ha evaso 30 milioni.
Come? I marchi di riconoscimento di alcuni animali, morti nelle stalle per cause varie o già macellati, venivano messi su altri capi di bestiame arrivati da circuiti clandestini. Ma non è finita: i finanzieri hanno pizzicato un commerciante di Avellino che aveva realizzato una concessionaria d’auto nella sua abitazione, con tanto di piazzale per l’esposizione di mezzi, evadendo 2,6 milioni, e un commercialista di Genova che ha omesso di presentare la dichiarazione dei redditi dei suoi 60 clienti, nascondendo redditi per 13 milioni. Fino ad arrivare al professionista di Udine che non ha pagato un euro di tasse dal 2006: peccato che percepiva redditi da lavoro autonomo, una pensione e l’affitto di alcuni immobili di sua proprietà. E nella lista non poteva mancare la ‘signora in Porsche’, una donna di Ravenna con tanto di villa hollywoodiana a Milano Marittima e vacanze in alberghi a cinque stelle: spese sostenute non grazie a "regali" avuti – come ha cercato goffamente di giustificarsi – ma alla sua attività di intermediazione per una grossa società del nord, che le ha permesso di accumulare redditi per 2 milioni. Manco a dirlo, tutti in nero.