Piano ricostruzione e commissariamento: tutti contro Chiodi

L’Aquila – Secondo il sindaco Cialente, l’onorevole Giovanni Lolli; l’assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano la “rivelazione” del Commissario Chiodi sulla volontà di Roma di commissariare il Comune dell’Aquila per la redazione sul piano di ricostruzione nel 2010, è il segno evidente di una regia oscura il cui obiettivo era quello di mettere le mani sulla città.
La frase, che sembrava quasi essere sfuggita a Chiodi in occasione della inaugurazione del cantiere di palazzo Cappa Camponeschi ha avuto il risultato di una granata lanciata nel campo di battaglia della campagna elettorale agli sgoccioli.
Repentina la reazione del sindaco si diceva che ha immediatamente scritto una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Silvio Berlusconi, Gianni Letta, il ministro Cancellieri, inviando anche il nostro articolo, per sapere se «le affermazioni di Chiodi corrispondano al vero e quindi se il Governo avesse effettivamente deciso un mio commissariamento».
Il sindaco giudica le dichiarazioni del Commissario per la Ricostruzione Gianni Chiodi «di estrema, abnorme, allucinante, stravolgente gravità, che mi lasciano stupefatto ed indignato». «Chiedo, inoltre – aggiunge – per quale motivo si intendesse commissariare solo il Comune dell´Aquila e non gli altri Comuni del cratere sismico che in quel momento, nella redazione del Piano di Ricostruzione, erano rispetto a noi più indietro. Chiedo se la scelta di commissariare fosse legata alla precisa volontà del Dottor Chiodi e dell´Architetto Gaetano Fontana di procedere non con il metodo dell´indennizzo ma con quello del contributo che presupponeva, di fatto, appalti per milioni di Euro da assegnare a poche imprese italiane che di fatto si sarebbero impossessate della ricostruzione della Città, finendo così per favorire pochi e poco trasparenti interessi. Si voleva prefigurare una sorta di "grande cricca" che mettesse le mani sulla Città?».
Non meno dura la presa di posizione del parlamentare Lolli che ha annunciato una interrogazione all’attuale Governo per sapere se risulti vero quanto affermato dal Presidente Chiodi e che depositerà martedì. «Dobbiamo sapere se il Presidente ha affermato cose non vere o se veramente, e non so quale cosa sia peggiore, il Governo Berlusconi si era mosso in tale senso», chiosa Lolli.
L’assessore Di Stefano parte da una premessa: «Ci vuole una bella faccia tosta, dopo aver ostacolato in tutti i modi la ricostruzione, sia quella del centro come della periferia a presentarsi alla inaugurazione di un cantiere in centro – dice puntando il dito contro Chiodi – Ma non serviva il Piano di Ricostruzione per far partire i cantieri del centro storico? Non occorreva che quest’ultimo fosse approvato dal Consiglio comunale e poi dalla struttura commissariale attraverso un’intesa? L’inaugurazione di questo cantiere, che riguarda, si badi bene, un edificio vincolato, per cui è stato necessario l’assenso della sola Soprintendenza ai Baaas e che pertanto non è dovuto passare per la filiera, dimostra, una volta di più, che il piano di ricostruzione è un mero strumento organizzativo come, del resto, il Comune dell’Aquila va ripetendo da anni».
Poi in relazione al commissariamento scongiurato Di Stefano ricorda che, «proprio nel 2010, gli interventi di ricostruzione conformi al Prg potevano partire solo grazie alla strenua battaglia del Comune dell’Aquila, che ha condotto una lotta titanica contro l’inerzia e il boicottaggio alla ricostruzione da parte del Commissario e delle sue strutture. Solo che per il centro storico sono state presentate al Comune dell’Aquile mille e 662 istanze, delle quali 520 sono state autorizzate (il cantiere inaugurato ieri fa parte di queste ultime). Quanto al fabbisogno economico per la riparazione delle seconde abitazioni, è presente all’interno del piano di ricostruzione. Nel frattempo stiamo lavorando per trovare risorse aggiuntive attraverso l’intesa sugli edifici di interesse paesaggistico, da sottoscrivere con la Direzione regionale dei Beni culturali. Noi lavoriamo, e abbiamo sempre lavorato, per favorire l’avvio della ricostruzione e snellirne i procedimenti. Chodi, invece, è stato il principale ostacolo alla partenza dei cantieri, insieme con la Struttura tecnica di Missione. L’inaugurazione di ieri ne è la prova lampante e inconfutabile». A.Cal.
CHIODI, «SONO IO CHE NON HO DATO INTESA A COMMISSARIARE COMUNI» – «In più di una bozza di ordinanza predisposta dalla Protezione Civile nazionale è stata chiaramente scritta una norma per commissariare, nella redazione dei piani di ricostruzione previsti per legge, i Comuni inadempienti. Mi sono sempre opposto poiché, nonostante le difficoltà e le resistenze, non ritenevo opportuna una tale misura. Mi stupisce l’indignazione ad orologeria dell’onorevole Lolli e del sindaco dell’Aquila. Nel caso in esame non si trattava di mafia, ovviamente, ma della volontà del governo di accelerare sui piani di ricostruzione: le aspettative di decine di migliaia di cittadini erano appese ai capricci e alle resistenze di chi non voleva regole e di chi non aveva nessuna intenzione di rispettare la legge, o peggio, di chi si alzava dai tavoli istituzionali perché non aveva capito cosa fossero i piani di ricostruzione. Del resto, nel nostro Paese, l’istituto del commissariamento è previsto anche nei casi in cui l’ente non ottempera a specifiche norme di legge: lo stesso Comune dell’Aquila di commissariamenti ‘ad acta’ ne ha molti».
«Ho confidato, nel negare il mio assenso a tale proposta – poi evidentemente a ragione – ad un ravvedimento da parte del Comune dell’Aquila. Il vero unico ostacolo all’avvio dei cantieri nei centri storici è stata la mancanza di strategia, di pianificazione, e la ferma volontà di sottrarsi alle responsabilità della ricostruzione. Così, il sindaco Cialente, nell’estate del 2010 si è dimesso da Vicecommissario per avere le mani libere e buttare tutto in una dannosa diatriba politica, costruendo una campagna elettorale di due anni che, per fortuna degli aquilani, terminerà tra qualche ora».