
Se amate l’azzurro e il rosso, se amate il fuoco, se amate il cielo, se amate l’arte
c’è un luogo dove non potete non andare
subito.
A Chieti, a Palazzo de’ Mayo, c’è L’Apocalisse e c’è la luce, c’è la filosofia religiosa del creatore della pittura metafisica, Giorgio de Chirico.
Il libro che chiude la Bibbia e che consegna al credente il mistero e la chiave della fede, unica speranza di salvezza, prende vita dalla mano del grande maestro che, con candore fiabesco e solenni riletture classiche, lo libera dal giogo della terribile profezia.
[i]L’Apocalisse[/i], curata da Raffaele Carrieri uscì a Milano nel marzo 1941, stampata in centosessanta esemplari e con venti litografie di De Chirico tirate a mano su carta similgiapponese.
Andrea Mantegna, Albrecht Durer, Eugène Delacroix suggeriscono immagini e suggestioni alle quali De Chirico attinge a piene mani con etica, rispetto e grande fantasia. Nulla di più difficile, al mondo. Saper guardare e poi ricreare, mai uguale ma sempre accennando. Il nuovo non nasce dal nulla, sembra di sentirla la voce nasale del Pictor Optimus, [i]il nuovo non nasce dal nulla[/i].
Il tempo come attesa che non conosce stasi; la contemplazione, un viaggio verso il cielo che cade come pergamena di nuvole mentre piovono luna e stelle (Tavola VIII, “All’apertura del sesto sigillo ebbi questa visione: avvenne un gran terremoto; il sole s’offuscò a somiglianza di sacco di crine; la luna, tutt’intera, prese il colore del sangue, e le stelle del cielo precipitarono sulla terra”).
Non c’è vera catastrofe cosmica, questo raccontano le tavole di De Chirico. L’Apocalisse è lo sguardo pieno di meraviglia del bambino che ascolta una storia di mostri e draghi, è lo spavento, poi il terrore, è l’abbraccio di una mamma e di un papà, del Dio amorevole, poi.
L’allestimento dedicato all’arte sacra di De Chirico riserva molte altre sorprese, una su tutte, la [i]Salita al calvario[/i], un olio su tela del 1947 dove tutta la simbologia della lunga passione del Cristo magnificamente sboccia, il cielo plumbeo e piombo apre all’azzurro, la caduta nuda prende corona, alza le spalle, una corona tra i lunghi capelli, la mano sinistra alzata, appena tesa, non cerca aiuto, lo offre. Un uomo cade per rialzare il mondo. In basso a destra, che non importano i milleduecento anni di sfasamento temporale, quelle sono cose che riguardano la terra, San Francesco d’Assisi, l’umile piccolo e altissimo. Gli occhi sono chiusi. E’ un ossimoro, ma contemplano. Invitano. “Prendete su di voi la vostra croce. Cadete, vi rialzerete. Guardate lui, ad occhi chiusi, guardate lui.”
Tiziana Pasetti
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La mostra, curata da Giovanni Gazzaneo e Elena Pontiggia, resterà aperta fino al 15 luglio prossimo.
Fondazione Carichieti
Museo Palazzo de’ Mayo
Corso Marrucino, 121 – Chieti
Tel: 0871.568206
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[url”Professione #hashtagger “]http://ilcapoluogo.globalist.it/blogger/Tiziana%20Pasetti[/url][/i]