
Pescara, 9 mag 2012 – Oltre alle quattro persone fermate ce ne è anche una quinta che è solo indagata.
Nel portare avanti questa strategia la polizia ha voluto «blindare le indagini», ha detto in conferenza stampa il questore Paolo Passamonti. «Ad oggi, dunque, cinque persone sono in carcere e una è indagata – ha fatto notare il questore – e non sappiamo se manca una persona, sul settimo componente del gruppo c’è un punto interrogativo».
Alla conferenza stampa hanno assistito il padre di Domenico, Pasquale, il fratello gemello Antonio e la sua compagna Angela. C’era anche il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia.
[bPOLIZIA: CI SONO ALTRI CHE SANNO – Dopo aver catturato quattro componenti della famiglia Ciarelli che avrebbero partecipato alla spedizione punitiva a seguito della quale ha perso la vita Domenico Rigante, il dirigente della squadra mobile, Pierfrancesco Muriana, ha lanciato un un nuovo appello. «Ci sono altre persone che possono venire a raccontarci qualcosa», ha detto, per cui l’invito è quello di raggiungere gli uffici della questura e riferire cosa è avvenuto la sera del primo maggio in via Polacchi, come hanno già fatto alcuni amici di Domenico che hanno collaborato alle indagini.
«Abbiamo la speranza che tutti capiscano che c’è la maniera giusta per incanalare la voglia di giustizia e la rabbia che ci sono in questo momento – ha detto Muriana. E’ il binario della legalità, e un eventuale gesto di violenza sarebbe vigliacco e inutile. Dobbiamo incanalarci, quindi, sul binario della legalità» ha aggiunto Muriana elogiando chi ha collaborato in questi giorni.
Dopo l’arresto di Massimo Ciarelli la polizia aveva lanciato un primo appello che ha avuto una «risposta compatta da parte degli amici di Domenico». Dal dirigente della mobile è quindi partito un plauso a queste persone. «Hanno dimostrato, come dicono in gergo gli ultras, di avere gli attributi. Per sedersi davanti alla polizia ci vuole cervello e cuore, e loro hanno avuto cervello e cuore».
Muriana, parlando della cattura dei quattro nomadi, ha sottolineato che tre erano in giro e uno era in un alloggio rimediato negli ultimi giorni e sono stati sottoposti a fermo per evitare che fuggissero e per il rischio della reiterazione del reato. Non hanno detto nulla di significativo, quando sono stati presi, se non che sono innocenti, come ha fatto ieri Ciarelli di fronte al gip del Tribunale di Chieti.
Le indagini sono ancora in corso, e si attende l’esito del lavoro della scientifica. Muriana ha ribadito che «si è rafforzata la posizione di Massimo Ciarelli, essendo stati trovati ulteriori elementi di colpevolezza a suo carico. La sua posizione si è consolidata e c’è da considerare che siamo ancora al netto delle prove scientifiche».
Il capo della mobile ha parlato dell’omicidio Rigante come di «una esecuzione, un omicidio premeditato e c’e’ stato anche il tentato omicidio» del fratello di Domenico, Antonio.
«Alla fine della vicenda giudiziaria – ha concluso Muriana – è lecito aspettarsi un certo esito».
Dei quattro sottoposti a fermo i fratelli gemelli Angelo e Antonio hanno 23 anni, il terzo fratello ne ha 24 mentre il quarto fermato, Domenico, ha 24 anni. Muriana li ha definiti «spregiuicati e violenti»
DOMENICO DICEVA «MI FARO’ MARTIRE PER PESCARA»
– «Sabato lo stadio sarà pieno, per la partita Pescara-Torino. Vogliamo che sia una giornata di sport e in ricordo di nostro figlio, a cui tutti volevano bene. Bisogna stare attenti, e speriamo che le cose vadano come devono andare. Noi parteciperemo tutti, grazie alla Pescara Calcio e alle tantissime persone che ci sono vicine in questi giorni». Sono le parole di Pasquale Rigante, papà di Domenico.
Pasquale Rigante, che questa mattina ha partecipato alla conferenza del questore e del dirigente della squadra mobile sul fermo di quattro rom che avrebbero partecipato alla spedizione punitiva in cui ha perso la vita l’ultrà, ha sottolineato che «a Pescara i nomadi spadroneggiano e fanno quello che vogliono. Domenico diceva “Mi farò martire per Pescara per queste persone”. Ma ora – ha concluso – hanno capito che hanno passato il limite».
La sera prima dell’omicidio Antonio Rigante, fratello gemello di Domenico, ha avuto una discussione al centro storico con Ciarelli e «si sono presi a botte. Per cosa? Per niente», ha spiegato il padre.