
L’Aquila – Il tragicamente famoso «buon bicchiere di vino» a cui fece riferimento Bernardo De Bernardinis a ridosso della riunione della Commissione Grandi rischi il 31 marzo 2009 è «ciò che rimane in mente del teatrino della comunicazione». Questa l’analisi che Mario Morcellini, professore dei Processi culturali e comunicativi, e direttore del Coris – Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale, ha restituito nell’aula del Tribunale dell’Aquila dove dal 20 settembre scorso si susseguono le udienze del processo ai 7 membri della Commissione Grandi che rischi accusati di aver compiuto analisi superficiali e aver dato false rassicurazioni agli aquilani prima del 6 aprile 2009. L’esperto, in merito alle dichiarazioni finite nella bufera giudiziaria, parla «di memorizzazione selettiva: si tende a ricordare le informazioni che meno stressano il soggetto ed è per questo che si scelgono sempre i messaggi rassicuranti».
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Il sociologo, teste dell’avvocato Dinacci, scuote l’aula: «La battuta sul vino è divenuta l’esempio di superficialità, letta prima del terremoto era un esempio bizzarro e non impertinente, un esempio del folclore italiano». Secondo lo studioso dei media, il messaggio di De Bernardinis non ha influito sulle scelte dei cittadini: «Sono le persone nel libero arbitrio che alla fine scelgono un comportamento. I soggetti adottano idee nuove se chi gli è vicino “cospira” in quella direzione. Hanno dichiarato di aver cambiato comportamento dopo intervista, è solo la realtà che loro ricostruiscono di quel momento a distanza di mesi per cercare un capro espiatorio che sedi l’incertezza. Istintivamente direi che è uno dei modi tipici delle comunità umane per cercare un punto di riferimento negativo».
Secondo lo studioso dei media la commissione, a partire dalla comunicazione diffusa il 30 marzo a firma di Guido Bertolaso, l’allora capo del dipartimento di Protezione civile, si riunì per sottolineare come «ogni altra informazione diversa da quella istituzionale fosse da ritenersi falsa». Lo scopo sarebbe stato, dunque, ricondurre l’aspettativa della popolazione alla possibilità che la riunione potesse produrre informazioni scientifiche più utili e correggere eventualmente quelle distorte. E ancora: «La rassicurazione è il primo obiettivo a cui deve puntare un organismo pubblico. In situazioni come queste, l’informazione è abbastanza bassa. Nei protocolli internazionali e italiani nelle situazioni di rischio, prima di tutto bisogna ridimensionare l’informazione in modo da ridimensionare gli effetti di panico».
Non si è parlato solo di comunicazione nell’udienza di oggi, ma anche di tecniche interferometriche, non applicabili allo sciame sismico aquilano secondo gli esperti Riccardo lanari e Nicola Casagli perché «le scosse di magnitudo 3 non danno una deformazione rilevabile attraverso i sensori delle piattaforme satellitari, mentre quelle di magnitudo 4 creano delle deformazioni troppo piccole».
In aula anche il sottosegretario Franco Braga, docente di Costruzioni in zona sismica presso il Dipartimento di Ingegneria strutturale e Geotecnica della facoltà “La Sapienza”, volto noto al tribunale di L’Aquila considerato che è il consulente tecnico di parte in altri importanti procedimenti come quello sul crollo della Casa dello Studente e quello di via Generale Rossi. Al banco dei testi nella maxi inchiesta sulla Commissione Grandi rischi, l’uomo del governo Monti ha parlato di un terremoto, quello del 6 aprile 2009, «non eccezionale, pienamente conforme alla normativa e in linea con la pericolosità sismica del territorio aquilano. La normativa antisismica italiana per me è eccellente, ha lo scopo di tutelare le persone che abitano all’interno agli edifici. Decisivi nei crolli i vizi di costruzione».
Nel corso della prossima udienza, il16 maggio, si concluderanno le audizioni dei testimoni e Marco Billi, il giudice titolare del procedimento, scioglierà le riserve sui confronti, Stati – Cialente, Leone – Stati, e su eventuali 507, un’attività integrativa su quanto accertato nel contraddittorio.
Il 30 maggio prenderà il via l’esame dei 7 imputati: Franco Barberi, Bernardo De Bernardinis, Enzo Boschi, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Claudio Eva e Mauro Dolce. Per quanto riguarda la discussione, Bilii ha già annunciato che «le udienze saranno accorpate dato che non potranno essere svolte una la settimana».
di Sarah Porfirio