
L’Aquila – Confagricoltura striglia l’assessore regionale De Fanis, «latitante» verso i problemi del settore: «se ci sei batti un colpo», dichiara il Presidente della sezione zootecnica provinciale Vinicio Blasetti che, dopo un iniziale apprezzamento per il riordino delle deleghe (i Servizi veterinari e alla Sicurezza alimentare passati dall’Assessorato alla sanità a quello della cultura) mette l’assessore sul banco degli imputati. «Gli agricoltori e gli allevatori si aspettavano molto dalla rimodulazione delle deleghe«», aggiunge, «e speravano che De Fanis lavorasse con maggiore impegno sui problemi legati a questa delega e non solo sulle questioni riguardanti la cultura».
La delega ai Servizi veterinari è stata accorpata a quella della Cultura e non, come sarebbe stato logico, a quella dell’Agricoltura.Confagricoltura, quindi, rilancia la richiesta di un confronto tra l’assessore e le organizzazioni professionali agricole per rimuovere i numerosi ostacoli burocratici e interpretativi su norme sanitarie inadeguate alle piccole realtà che penalizzano le imprese di allevamento a «rilanciare un settore produttivo capace di generare ottimi prodotti, opportunità occupazionali, valore aggiunto ambientale e indotto turistico e a rimuovere gli ostacoli che producono effetti nefasti sulle aziende: la settimana scorsa», prosegue Blasetti, «nella Valle Peligna, una Cooperativa proprietaria di una stalla con 300 vacche da latte, 5 soci e 3 dipendenti, ha chiuso i battenti». Sul tavolo dell’assessore Confagricoltura mette una serie di problemi da risolvere, in primis, la velocizzazione dei pagamenti degli indennizzi in tempi celeri dei danni provocati dalla fauna selvatica. «Le Province pagano in ritardo, la Regione deve prevedere in bilancio le risorse necessarie per pagare gli indennizzi entro l’anno, uniformando e snellendo le procedure, da ricondurle nell’alveo amministrativo del settore agricoltura, sia per le predazioni dei lupi che dei cani selvatici. Altre note dolenti sono la diversa applicazione delle norme in ambito Regionale e la difesa delle produzioni tradizionali e tipiche. Gli esiti del progetto di cooperazione “Pastomed” (finanziato dalla Comunità Europea, proponente Arpo, partner Arssa) hanno dimostrato che le normative europee non sono applicate allo stesso modo nei diversi Paesi. In Francia le attività pastorali sono punto di forza del presidio del territorio e della valorizzazione dei prodotti tipici, in Italia la mancanza di coordinamento e un accanimento burocratico-interpretativo mette fuori legge i piccoli produttori».
«La Regione – spiega Blasetti -può intervenire coordinando i vari Enti (Asl, enti parco, Forestale, Province Comuni e Comunità Montane) che hanno competenza sul territorio costituendo un tavolo che concreti una politica a favore delle piccole produzioni tradizionali e transumanti promuovendo i marchi regionali».