
«Siamo innocenti, non eravamo presenti sul luogo dell’omicidio».
Si sono difesi così, davanti al gip del Tribunale di Pescara Maria Michela Di Fine, Antonio, Luigi e Domenico Ciarelli, tre dei presunti complici di Massimo Ciarelli, il rom di 29 anni arrestato sabato scorso con l’accusa di aver ucciso, il primo maggio, l’ultrà biancazzurro Domenico Rigante.
I tre sono stati sottoposti a fermo nei giorni scorsi dalla squadra mobile di Pescara. Con loro sottoposto a fermo anche Angelo Ciarelli, che stamani si è avvalso, invece, della facoltà di non rispondere.
«I miei assistiti – ha detto l’avvocato Luca Sarodi al termine dell’interrogatorio in carcere – non c’entrano nulla. Davanti al gip si sono giustificati fornendo un alibi per la sera dell’omicidio. I tre – ha proseguito l’avvocato – erano in compagnia delle loro famiglie. Andremo a corroborare queste dichiarazioni di totale estraneità con delle testimonianze. Non c’entrano niente e lo dimostra anche il fatto che si è operato con un fermo che risponde a determinati presupposti, quale il pericolo di fuga» ma in realtà si sarebbero allontanati da casa dopo la morte di Rigante per «ragioni familiari. Faremo indagini difensive – ha concluso Sarodi – e dimostreremo la totale innocenza».
CONVALIDATO IL FERMO PER I QUATTRO NOMADI – Il gip del Tribunale di Pescara, Maria Michela Di Fine, ha convalidato il fermo dei quattro che la squadra mobile ha bloccato nei giorni scorsi per l’omicidio di Domenico Rigante e per il tentato omicidio del fratello gemello Antonio. Tre di loro, questa mattina, in carcere a Pescara, si sono professati innocenti. Il quarto si e’ avvalso della facolta’ di non rispondere.
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