Grandi rischi, tocca agli imputati

16 maggio 2012 | 19:29
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Grandi rischi, tocca agli imputati

Ci sono voluti 8 mesi e oltre 20 udienze per concludere le testimonianze, poco meno di 300 persone tra parenti delle vittime del terremoto di L’Aquila, sismologi, esponenti della Protezione civile, medici legali, polizia giudiziaria, membri dell’Ingv, chiamate nel processo che vede imputati i 7 componenti della Commissione grandi rischi – che il 31 marzo 2009 si riunì nel capoluogo abruzzese – per valutare la sequenza sismica in atto nell’aquilano da diversi mesi.

L’ultimo giro di boa prima dell’esame degli imputati, Franco Barberi, Bernardo De Bernardinis, Enzo Boschi, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Claudio Eva e Mauro Dolce, si è chiuso con i consulenti della difesa. Da Concetta Nostro a Stefano Francesco Cappa, fino al fisico Paolo Gasparini uno dei 4 mila ricercatori che il 18 giugno del 2010, dopo il rinvio a giudizio dei membri della Commissione, firmò la lettera aperta al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per «ribadire che non esistono a tutt’oggi valide basi scientifiche per la previsione dei terremoti».

La base d’accusa, però, come ricordato anche dai Pm Roberta D’Avolio e Fabio Picuti, non si riferisce al mancato procurato allarme, bensì al fatto che nel corso del summit si siano compiute analisi superficiali e fornite false rassicurazioni agli aquilani.

Cardine della deposizione la dicotomia delle informazioni disponibili il 31 marzo 2009 e quelle raccolte in seguito all’evento delle 3.32 registrato 5 giorni dopo: «Non è lecito che affermazioni fatte prima del terremoto vengano giudicate dopo il terremoto con i dati forniti dall’avvenimento stesso».[i] Slide[/i] alla mano, Gasparini ha sottolineato che «da gennaio 2009 si è avuto un aumento dell’attività sismica nell’aquilano non costante nel tempo ma, anzi, è andata decrescendo fino all’evento del 30 marzo; dopo è andata decrescendo fino alla scossa del 6 aprile. Questa era l’informazione disponibile commissione al 31 marzo».

«Gli ipocentri degli eventi avvenuti prima del 6 marzo si immergono in direzione opposta a quelli degli [i]aftershock[/i] e alla linea di faglia del terremoto di magnitudo 6.3. La linea di frattura era completamente diversa da quella che poi si è verificata. Dal 1983 al 31 marzo 2009 in Italia sono state registrate 698 sequenze sismiche con eventi inferiori a 5. Nel 99,7% dei casi queste sequenze non erano seguite da grandi terremoti che si sono verificati solo nel 3 per 1000 dei casi. La probabilità relativa di un grande evento è vero che aumentava, ma quella assoluta era dello 0,001%; e dopo le due scosse del 5 notte era di 0,005%. Cioè, al 31 marzo, se fosse stato lanciato l’allarme 999 volte su 1000 sarebbe stato falso».

Anche il gas radon, studiato dal fisico come precursore sismico, è stato tra i temi affrontati nel corso dell’udienza: «A prescindere da Giuliani, il metodo del radon per prevedere terremoti non ha mai fornito risultati attendibili. Statisticamente le previsioni sono sempre state bassissime rispetto ai fallimenti, il metodo non ha base scientifica sufficiente».

Prima del professore benemerito dell’università Federico II di Napoli, il consulente tecnico del legale di Calvi, Stefano Francesco Cappa, studioso delle neuroscienze cognitive, in particolare delle basi neurologiche del linguaggio e della memoria semantica ha affermato che «è inverosimile che le informazioni diffuse abbiano cambiato radicalmente i comportamenti arcaici della popolazione». Dal materiale a sua disposizione, i verbali delle udienze svolte tra il 15 ottobre e 30 novembre, le registrazioni audiovideo di 2 interviste di De Bernardinis, una della Stati, una di Cialente e una di Barberi, gli articoli di stampa antecedenti e successivi al 31 marzo 2009, lo studioso evince che fosse «l’incertezza» al centro della comunicazione di quei giorni. «Quello che ho visto, secondo me, non ha condizionato perché trasmettevano ambiguità e una rassicurazione generica ma l’interpretazione dell’informazione può essere talmente variata che non posso escludere che si possa aver interpretato in un modo o nell’altro».

Il 30 maggio inizierà l’esame dei 7 imputati.

di Sarah Porfirio