
Del Salone del libro di Torino, noto ai più, o forse ai meno, come #SalTo12, porterò in me la memoria di una negazione. Letteraria. Meglio, leopardiana.
Erano sicuramente altri tempi, a Recanati, quelli di quando Giacomo andava poetando di un maggio odoroso tentando di rimembrarlo ad arte – complice un’aria di certo meno chiusa e viziata di quella che non circolava al Lingotto – alla dolce Silvia.
Tradotto, al Salone non si respirava. Se gli avventori abbiano o meno dimenticato di dedicare una manciata di minuti alle abluzioni quotidiane o se, a restare senza (s)fiato, siano state le ghiandole sudoripare non è dato sapere. Non è stato facile, resistere. Non è stato facile affatto, parlaredisquisireargomentaredibattare di Primavera Digitale con un unico fiore/bulbo da odorare, appartenente alla famiglia delle Liliaceae – la cipolla, sì, è stata lei la Protagonista Indiscussa dell’evento letterario – usato in cucina come base per soffritti ma ottimo anche in agrodolce e crudo nelle insalate.
Comunque, torniamo a noi. A Torino c’erano tutti. Molti, a mio avviso, potrebbero dire che quindi è come se non ci fosse nessuno. L’osservazione non sarebbe banale, no?
Centinaia di incontri tra sale di tutti i colori, spazi e auditorium. Qualche scrittore vero e pennivendoli a iosa.
Spazi centrali per le grandi case editrici, munite di stand/librerie di lusso, nessuno sconto fiera per loro, disattivate anche le promozioni in atto.
Periferie/bidonville per gli invisibili paria dell’editoria piccola piccola, 20% in meno, prendi 3 paghi 2, per favore fermati, consideraci, abbiamo pagine e parole anche noi.
C’era anche la Rai, ovvio. Sabato pomeriggio, spazio Radio, [i]Fahreneit[/i], con Marino Sinibaldi c’erano la sorella di Giovanni Falcone e il fratello di Paolo Borsellino. Un libro cadauno per ricordarli/raccontarli. Ogni uomo ha una dignità, la lezione eredità che ci ha lasciato il primo, la voce della Professoressa Maria sorella. La mafia e lo stato e un patto segreto e osceno, un agenda rossa mai ritrovata, un uomo piccolo che tuona, Salvatore fratello. Attenzione alla retorica, attenzione a non abbassare la guardia, il monito di Antonio Ingroia. Attenzione, non dimentichiamo la storia recente; la mafia, era la fine degli anni settanta, in Italia “dialogava” con lo Stato, incenerisce lo sguardo di Gian Carlo Caselli. A pochi passi, con la sua casa editrice “sensibili alle foglie”, Renato Curcio.
Comunque. Una grande fiera, un mercatone, un circo.
Torino i libri li sbraita e li sbrana
dovrebbe invitare a leggerli
dovrebbe trattarli con cura.
Un bardo nella notte senza ombre e senza luna dicono si aggirasse per le strade della bella città. “Molto rumore per nulla”, pare andasse mormorando scuotendo il misterioso e leggendario capo.
Tiziana Pasetti
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[url”Professione #hashtagger “]http://ilcapoluogo.globalist.it/blogger/Tiziana%20Pasetti[/url][/i]