
Apparentamenti serpenti, è proprio il caso di dirlo anche se, a voler pensare male, sembra che tra marito e moglie, il sindaco Massimo Cialente (Pd) e il candidato di Fli Enrico Verini, a metterci lo zampino sia stato un sindaco pidiellino.
Sul [i]fotofinish [/i]del ballottaggio, un’entrata a gamba tesa che scoperchia giochi di potere fatti a suon di poltrone e posti in enti pubblici, accordi pre-elettorali andati in fumo perché 3 delle 6 liste in appoggio al primo cittadino aquilano, in cerca di un secondo mandato, non digeriscono l’apparentamento con Verini.
Pietra dello scandalo, una e-mail spedita dopo il primo turno delle amministrative dal sindaco Cialente a Daniele Toto coordinatore regionale di Fli e un accordo sottoscritto prima del 5 maggio dallo stesso Toto e dal segretario regionale Pd, Silvio Paolucci.
Per l’apparentamento Verini avrebbe ricevuto in cambio posti in giunta e cariche in enti pubblici. Finito tutto in fumo, a pochi giorni dal secondo turno delle elezioni comunali, alla luce del sole restano documenti di accordi politici fatti per le poltrone e chissà se anche per L’Aquila. «E allora, continuiamo così, facciamoci del male», giusto per citare Nanni Moretti.
CIALENTE & COALIZIONE: NON CEDIAMO AI RICATTI – Il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente e l’intera coalizione del centro sinistra non intendono «cedere, né mai hanno ceduto, a ricatti, imposizioni dall’alto e accordi raggiunti nelle sedi pescaresi o romane. Tantomeno intendono farsi spaventare o condizionare dalla macchina del fango che è stata messa in moto. L’accordo con Fli è saltato perché la coalizione di centro sinistra non ne condivideva lo spirito, le modalità e i contenuti». E’ quanto si legge in una nota congiunta di tutta la coalizione che ha sostenuto il sindaco uscente che domenica e lunedì ‘affronterà’ De Matteis nel ballottaggio. «Per noi – prosegue la nota – la politica si fa con i programmi, le idee e i progetti e non intendiamo accettare e fare nostro un agire politico che si fa mercimonio e compravendita, come quello messo in atto da chi, prevedendo la vittoria di Massimo Cialente al ballottaggio, ha provato a salire sul carro dei vincitori utilizzando ricatti in funzione dell’unico interesse che aveva: quello per le poltrone e le prebende. Noi non siamo così. L’aver rifiutato quell’accordo dimostra che Massimo Cialente è un uomo libero e che guida una coalizione di persone libere che intendono governare in maniera autonoma. Il documento divulgato da Fli, dimostra, nero su bianco, che a quei ricatti Cialente ha sbattuto la porta in faccia, insieme con tutta la coalizione. Nessuno può decidere al posto nostro. Noi abbiamo invece concluso, alla luce del sole, un accordo politico con l’Idv che ci consentirà di allargare la coalizione. Questo accordo permetterà, peraltro, ad altri movimenti (“L’Aquila che vogliamo”, con il suo candidato sindaco Vincenzo Vittorini, e “Appello per l’Aquila”, con Ettore Di Cesare), di entrare in consiglio comunale. Una scelta che, nella sua coerenza e nella sua difesa dell’autonomia della coalizione di centro sinistra, con la sconfessione dell’accordo pescarese, ha ribadito che per L’Aquila devono decidere gli aquilani. Per la nostra città decidiamo noi. E decidiamo a L’Aquila». In realtà l’apparentamento con Idv non permette a Di Cesare di entrare in consiglio, in quanto già previsto dai risultati del voto al primo turno. Se dovesse vincere De Matteis, anzi, il seggio previsto per il consigliere di Appello per L’Aquila salterebbe.
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