
Vittorio Sgarbi, si sa, ama provocare. Ma su certi argomenti dovrebbe comprendere che la sua visibilità, che gli fa da cassa da risonanza, dovrebbe usarla per dire cose un po’ più costruttive. Altrimenti si rischia di fare come quelli che parlando del terremoto in Emilia ironizzano che sia una conseguenza dell’accelerazione del distaccamento della Padania dal resto della “Terronia”, nello specifico il segretario comunale Lega Nord di Rovato.
Che dice Sgarbi da Ferrara (la bella città che gli ha dato i natali)? “Sono passato a Ferrara verso le 2 – racconta all’Adnkronos – ero incerto se fermarmi o proseguire fino a Gorizia. Poi ho deciso di partire”.
Ma se adesso l’Emilia fa i conti con crolli, morti e feriti, “l’aspetto positivo e’ che, come nel Friuli, la ricostruzione sara’ rapida, mentre nel meridione sarebbe stata una catastrofe”. E questo perché “gli emiliani non staranno certo con le mani in mano, mentre in Abruzzo, all’Aquila – attacca – si vive d’inerzia, tutto e’ fermo come all’inizio, si aspetta solo che lo Stato faccia qualcosa e intanto ci si piange addosso”.
Vittorio Sgarbi, va ricordato, ha graziosamente rivolto il suo sguardo e sporcato le sue scarpe nelle polveri dell’Aquila dopo il sisma, nella sua alacre attività di esponente politico, culturale, televisivo e mondano dell’Italia contemporanea.
Qui, tra l’altro, disse: “Si vergogni lo Stato, Monti, Ornaghi che non sanno che L’Aquila è il primo pensiero dello Stato, non si possono lasciare i cittadini in queste condizioni“, questo nella cattedrale di San Massimo a L’Aquila per l’evento espositivo ‘Le storie di Giuseppe’, nell’aprile del 2012.
Nel frattempo ha cambiato idea e punto di vista, sarà forse lo shock sismico. (a.m.)
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