
[i]di Sarah Porfirio[/i]
«Cialente dovrà smettere con le “cialentate” e De Matteis con la guerra». Archiviato il ballottaggio, dati alla mano, l’architetto Pierluigi Properzi tira le fila delle elezioni comunali di L’Aquila caratterizzate soprattutto dall’astensionismo. Una tornata elettorale segnata dal non voto in maniera preoccupante: «Il 42% dell’elettorato non si è recato alle urne. Cialente ha convinto solo il 34% degli elettori totali e De Matteis il 24% questo significa che la maggioranza della città non si fida di nessuno dei 2, è stata una non accettazione dei meccanismi aggregativi delle liste. Chi ha vinto le elezioni ha la grande responsabilità di convincere coloro che non si sono recati a votare. Ciò non vuol dire portarli dalla propria parte ma farli partecipi, in maniera più o meno consapevole, nelle proprie scelte e di questo bisogna dar atto a Cialente di averlo già detto».
La frammentazione del primo turno, con ben 8 candidati sindaco, ha ridistribuito al ballottaggio solo 9% di quel 28% dei voti espressi a favore di Properzi, Mancini, Di Cesare, Vittorini, Verini e Blundo. «Questa parte non trascurabile della città sarà presente in Consiglio comunale in maniera significativa e con una notevole autonomia. Quello che serve è un programma molto forte e fortemente condiviso. Voglio vedere come Cialente vuole strutturare il secondo mandato perché se fosse uguale al primo sarebbe un problema per la città». Quello che il neo rieletto sindaco dovrebbe fare, dunque, è interpretare il quadro uscito dalle urne e disegnare la sua Giunta.
«Spero che De Matteis interpreti bene il ruolo di leader della minoranza, una minoranza politica che avrà difficoltà anche a tenere compatta perché disomogenea, con obiettivi molto diversi; è un ruolo molto difficile. Non mi è piaciuta la sua affermazione “abbiamo perso una battaglia, non una guerra” perché la città capisce molto poco il fatto che ci sia un conflitto in corso. Io non lo avrei detto, penso che lo abbia detto per tenere uniti i suoi, ma dire che c’è una guerra in corso non è quello che serve alla città anche perché è molto difficile quello che ci aspetta».
A chi pensa all’architetto come nome papabile per l’assessorato all’Urbanistica, lui risponde serafico: «Mi interessa poco e non sarebbe utile a nessuno. Credo poco nella figura dell’assessore, penso sia uno degli errori della riforma Bassanini. Non mi risulta, inoltre, che ci siano stati buoni risultati quando ci siano stati dei tecnici e mi dispiacerebbe se fossi interpellato solo per i temi che conosco».
Archiviato il risultato elettorale, la ricostruzione deve essere il faro per la politica aquilana: «Barca dovrà prendere delle decisioni molto importanti perché si trova di fronte ad un voto di un sindaco eletto, riconfermato dalla città, dunque, non potrà restare indifferente alle richieste di Cialente. Non penso possa attendere molto tempo prima di liquidare laStruttura tecnica di missione. Questo è il vero nodo. Barca non ha detto nulla sulla Stm che ha le maggiori responsabilità del fallimento della ricostruzione. Le responsabilità non sono del vice commissario Marchetti piuttosto che Cicchetti, le responsabilità del fallimento della ricostruzione sono della Stm, cosa che il sindaco ha sempre detto. Cialente ha vinto le elezioni per questo motivo».
Ancora tanta voglia da parte di Properzi di lavorare per L’Aquila, «ero sceso in campo consapevolmente, non mi metto a fare politica in relazione al fatto che vada o meno perché ho un progetto ben preciso. Dal punto di vista elettorale, evidentemente, erano meglio le altre».
«Il male della città non è stato il Prg – afferma – ma la sua gestione, una responsabilità assolutamente politica. Ora c’è bisogno di un Piano di salvaguardia e questa mattina ho sentito Cialente condividere questa mia idea che gli prospettai subito dopo il terremoto. Il piano di Salvaguardia semplifica tutto, le pressioni e i rapporti con gli altri enti. Tra l’altro si sta avviando anche il nuovo piano provinciale, perché le province andranno via ma un piano di coordinamento si dovrà comunque farlo, si stanno definendo i piani paesaggistici regionali che dicono dove si va e dove non si va, tra l’altro sto facendo io tutte e due le cose. Sono l’autore del progetto di legge urbanistica regionale che l’Abruzzo tiene fermo da tempo impensabile, solo per capire sono passati 4 assessori, è un progetto che non si occupa di edificabilità».
E ancora: «Per L’Aquila dobbiamo fare subito un piano di salvaguardia, io non dico che chi ha fatto le casette ha sbagliato, il discorso è che d’ora in poi si stabiliscano regole ferree. Chiederò l’adozione in via sperimentale della carta dei luoghi e dei paesaggi per il comune, che non è un’imposizione perché prima di adottarla la si può correggere. Il vero motivo per cui sono sceso in campo è che nessuno mi stava a sentire dopo che abbiamo impegnato risorse, l’Istituto nazionale di urbanistica, aver portato a L’Aquila 150 urbanisti, per il libro bianco».
«Ho ringraziato molto un Pdl che si è liquefatto in mille rivoli ed è scomparso. La mia sarà un’opposizione costruttiva e potrò farla perché non ho alcun vincolo politico».
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