
Il mese di giugno è ormai alle porte e la data della chiusura delle scuole per la pausa estiva è sempre più vicina. Alla gioia degli studenti, che non vedono l’ora di mettere da parte libri e quaderni, si contrappone l’ansia crescente dei genitori lavoratori, che si preparano a fare gli equilibristi per mantenere in piedi famiglia e lavoro.
La corsa ai centri estivi è già iniziata e le strutture gratuite o con prezzi simbolici, fondate sul volontariato, sono già stracolme: ad esempio le iniziative estive organizzate dai salesiani hanno registrato il tutto esaurito già dai primi giorni di maggio. Le strutture private hanno ancora posti disponibili, ma molte di esse hanno un listino prezzi proibitivo per la maggior parte delle famiglie aquilane. Da un’analisi a campione delle principali strutture attrezzate per ospitare i bambini emerge infatti che i costi oscillano tra i 65 e i 120 euro a settimana, pasti compresi. Cifre che mettono in difficoltà, specialmente in questo periodo di forte crisi, la maggior parte dei genitori che non hanno la fortuna di poter contare sui nonni e hanno un conto in banca che non permette di gestire una spesa media di 300 euro al mese per ciascun bambino.
Un maggior numero di strutture in grado di ospitare i bambini nei mesi estivi, magari con il contributo del Comune, certamente renderebbe L’Aquila una città a misura di famiglia, una città in grado di recepire e soddisfare le esigenze della popolazione. «Lo scorso anno abbiamo sostenuto molte iniziative per ampliare questo tipo di offerta e non appena sarà composta la giunta ci muoveremo per contattare le organizzazioni che hanno bisogno di sostegno» rassicura l’assessore alle Poltiche sociali, educative e scolastiche uscente e attuale consigliere comunale Stefania Pezzopane. «Gli scorsi anni – aggiunge – siamo riusciti a soddisfare tutte le esigenze».
L’auspicio è che si possa contare sempre di più su una città a misura di bambino e che i genitori possano iniziare a usufruire di strutture qualificate in grado di arginare il forte stress che alberga in molti bambini aquilani dopo il trauma del sisma.
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