Grandi rischi: rush finale a settembre

30 maggio 2012 | 23:51
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Grandi rischi: rush finale a settembre

di Sarah Porfirio

Ci sono volute 9 ore di udienza per posizionare gli ultimi tasselli del processo alla commissione Grandi rischi, grazie all’audizione dei 7 imputati, e chiudere la fase istruttoria. Per la discussione tutto rimandato a settembre in modo da permettere al Pm e agli avvocati, di parte civile e della difesa, di spulciare le carte e affrontare il [i]rush[/i] finale in vista della decisione del giudice Marco Billi.

Il presidente del procedimento ha deciso che i confronti, tra Daniela Stati e il sindaco Massimo Cialente da una parte, e Altero Leone dall’altra, non siano necessari anche alla luce del fatto che l’allora assessore alla Protezione civile è iscritta nel registro degli indagati in un procedimento parallelo.

Dal nodo del doppio verbale, alla «leggenda metropolitana dello scarico di energia», dalla validità della riunione del 31 marzo 2009 dell’organo consultivo della Presidenza del Consiglio dei ministri, alla pericolosità sismica dell’Abruzzo, dallo sciame sismico come “precursore” di forti scosse, alla tristemente famosa intervista di Bernardo De Bernardinis rilasciata prima della riunione, non si è tralasciato alcun aspetto.

A rompere il ghiaccio è stato Enzo Boschi che sottolinea come tutto gli sembrasse «fuori posto perché partecipavano persone estranee» e come si aspettasse un’analisi più approfondita, «l’unico problema che mi venne posto è se i terremoti si potessero prevedere o no», senza tralasciare il fatto che avrebbe voluto andarsene quando constatò l’assenza di Guido Bertolaso, l’allora capo della Protezione civile.

Boschi parla della pericolosità sismica dell’Abruzzo, un’area oggetto dei suoi studi negli ultimi 40 anni, precisando che «se si pensa che sia tutto finito ci sbagliamo, è forse la zona a maggiore pericolosità sismica del nostro territorio», escludendo «in maniera netta e precisa che una sequenza sismica con tante piccole scosse possa avere dentro di sé le informazioni che stia arrivando un forte terremoto perché ad oggi non riusciamo a sapere quanta è l’energia sospinta».

«Vi siete incontrati a L’Aquila, un luogo atipico per le riunioni della commissione Grandi rischi, per affermare un dato che nella comunità scientifica è scontato?» chiosa Billi.

«Non si può dire che la riunione del 31 marzo sia stata atipica – spiega Gainmichele Calvi – perché dopo la riforma del 2006 si fecero solo 2 o 3 riunioni tra cui quelle d’insediamento».

«Quando fui convocato per la commissione Grandi rischi non sapevo neanche che esistesse uno sciame, sapevo che ci fosse stata scossa di 4 e mi stupii che per una magnitudo del genere si facesse a L’Aquila», afferma Claudio Eva. «Venni in macchina con Boschi e appresi che si faceva a L’Aquila per dare spiegazioni alla popolazione sulle voci non corrette che si erano diffuse in città». Posizione diversa rispetto a quella di Boschi che proprio nel corso del suo esame aveva affermato di essere venuto a conoscenza del contenuto del summit solo una volta giunti nel capoluogo abruzzese.

Lascia un po’ sorpresi che Eva, ex presidente del gruppo nazionale per la difesa dai terremoti del Cnr, l’esperto di Fisica terrestre, docente di Sismologia presso il dipartimento per lo studio del territorio e delle sue risorse dell’Università degli studi di Genova, non sapesse che «i terremoti dell’Aquila fossero preceduti in passato da sciami, non prima della riunione».

Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, sezione dell’Ingv, il 31 marzo 2009 accompagnò Boschi a L’Aquila e presentò un rapporto sulla sequenza sismica in atto prendendo come riferimento i 3 mesi antecedenti. Erano descritte la magnitudo, il numero di scosse: «Lo scarico di energia è una leggenda metropolitana. Stiamo togliendo una goccia dal mare. Uno sciame sismico non inibisce né favorisce un terremoto. Come sismologi da 30 anni stiamo cercando di far capire che non importa dire 6 giorni prima che ci sarà un terremoto ma che bisogna costruire bene. In Giappone hanno creato una cultura del terremoto per vivere sicuri nelle aree sismiche».

«L’allerta – ha ripetuto più volte Selvaggi – è data dalla mappa di pericolosità sismica, lì c’è un allarme più forte della sequenza sismica: se su quella mappa c’è il colore rosso non vuol dire che si può verificare un forte sisma tra 30 anni ma anche stasera».

«Non riesco a capire da dove Bertolaso abbia preso il concetto che lo scarico di energia sia una cosa favorevole, è una cosa che meriterebbe un approfondimento », le parole di Franco Barberi che parla della riunione non come la commissione Grandi rischi ma come una «ricognizione esperti» perché il numero di componenti non corrispondeva a quello dell’atto istitutivo. Piccato ha anche stuzzicato il Pm: «Nella sua memoria, in cinque, sei punti, lei si fa domande retoriche. La commissione avrebbe dovuto dare l’allarme? Prevedere il terremoto? Evacuare la città? Certamente no. A questo punto, però, mi sarei aspettato di leggere anche cosa avremmo dovuto fare ma ho difficoltà a trovarlo. Confermo la frase riportata nella bozza del verbale, una sequenza sismica non preannuncia niente. Vorrei sapere dove abbiamo mancato, cosa dovevamo fare».

A fare luce sul verbale firmato in piedi, appoggiati al muro in un corridoio il 6 aprile, a terremoto avvenuto, è Mauro Dolce che spiega come sia il risultato dei suoi appunti combinati con quelli presi da due funzionari del dipartimento, D’Annibale e Salvatori: «Dal 1 aprile mise in ordine i concetti segnati da me e li sviluppai insieme agli altri. Il verbale era pronto già il 2 o il 3 aprile. La bozza ha qualche cosa in più ma ci sono contenute cose che in termini scientifici sono riportate così come sono state espresse. Io lo scarico di energia non lo avevo appuntato».

«Sono un fiume in piena ma ho aspettato 3 anni per parlare» è il quadro che De Bernardinis fa di se stesso, l’ultimo ad essere sottoposto all’esame del Pm.

L’ex vice capo della Protezione civile afferma che le dichiarazioni fatte prima della riunione fossero frutto di due interviste di Selvaggi del 17 e 18 marzo e dei contenuti di alcuni lanci di agenzia del 30 marzo. «Se la magnitudo fossero più alte il concetto non cambierebbe – ricorda in merito al direttore del Cnt–, uno sciame di questo tipo non aumento e non diminuisce probabilità. Questo mi rimetteva ad una ordinarietà. Per me voleva dire che la situazione era quella di ogni giorno. Coniugai tutto con 3 lanci di agenzia e mi feci l’idea che ci fosse una crescita della probabilità, nessuno mi disse che la probabilità di una scossa forte aumentava, mi sono fidato degli esperti. Se qualcuno avesse detto qualcosa di diverso io avrei portato via tutti».

Chiusa la fase istruttoria dopo 8 mesi, Billi prosegue con la fitta calendarizzazione fissando per settembre 9 udienze: il 24 discuterà il Pm che potrà continuare anche il 25 giorno in cui dovrebbero iniziare la discussione le parti civili tranne l’avvocato Bongiorno che sarà in aula il primo ottobre insieme al responsabile civile mentre il 9 e 10 ottobre saranno dedicati alle difese. Fissate anche altre 4 udienze, per il 16, 17, 22 e 23 ottobre, per avere un margine per eventuali repliche.