
In questi tre anni la Soprintendenza ha lavorato in silenzio assumendo in capo ai propri uffici responsabilità che avrebbe dovuto condividere con la filiera, ma purtroppo non è stato così. Le ordinanze 3881 e 3917 affidano ai Bap competenza sugli edifici vincolati, ma «avvalendosi anche della Filiera». La filiera invece fino a oggi non ha voluto mettere le mani sui progetti del palazzi di pregio del centro storico che giacciono nei cassetti.
Di fatto fino a oggi sono solo gli uffici della Soprintendenza che danno i nulla osta per i restauri degli edifici vincolati. «Ma non è giusto – sottolinea il soprintendente Luca Maggi –, non si può continuare a lavorare nell’emergenza. In questo modo si sta creando un pericoloso doppio binario che disorienta i cittadini».
Maggi chiede dunque la modifica delle ordinanze: «La valutazione tecnico scientifica e contabile devono farla altri e non noi», ha aggiunto. «Alcuni progetti di aggregati enormi sono fermi – ha detto – perché si tratta di milioni di euro e noi alziamo le mani. Non possiamo prenderci questa responsabilità».
Emblematico il caso dell’aggregato di piazza della Prefettura oggetto di un massiccio carteggio. In una recente nota inviata al Commissario Chiodi l’architetto Maggi getta la spugna dopo aver rappresentato che Reluiss non intende istruire la pratica poiché non facente parte del pacchetto depositato entro il 31 agosto 2011. Maggi ricorda inoltre di aver inviato una nota precedente del 11 gennaio del 2012 nella quale si rileva l’inefficienza di collaborazione con la filiera. Nonostante ciò l’ufficio rilascia il proprio nulla osta per l’avvio dei lavori sottolineando però che «non è possibile emettere parere sulla congruità economica degli interventi fino alla determinazione della filiera o alla definizione di nuove procedure da parte del commissario alla Ricostruzione».
Dunque il cittadino può cominciare i lavori ma deve tirare fuori i soldi. La situazione comunque rischia di peggiorare se non interviene una normativa chiara che divida le competenze. Nel caso di consorzi misti la situazione è ancor più complicata. É al vaglio l’ipotesi dell’attivazione di una conferenza di valutazione con il Comune e la soprintendenza. Occorrono tuttavia ulteriori risposte normative: i 2400 euro al metro quadrato sono infatti insufficienti nel caso di restauro di affreschi e di elementi decorativi presenti nei palazzi eleganti del centro storico.
A.Cal.