Fermato di nuovo il cervo Oreste

2 giugno 2012 | 13:16
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Fermato di nuovo il cervo Oreste

Pescasseroli (Aq) – Nuovamente catturato Oreste, il cervo confidente del Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, che da due giorni stazionava nel campo sportivo di Opi (Aq). Le guardie del Parco lo hanno riportato nel centro recupero animali selvatici di Pescasseroli, scatenando la reazione degli abitanti di Villetta Barrea (Aq) che hanno affisso uno striscione di protesta contro il Parco: “Oreste ricatturato: stava solo tornando a casa”.

Oreste, due quintali di peso, da dieci anni a Villetta Barrea, il primo maggio scorso era saltato su un’auto dei Carabinieri, poi si era rifugiato nella villa comunale del paese, dove era stato bloccato dalle Guardie del Parco, insieme al veterinario e ai biologi del Servizio scientifico. Era stato quindi liberato il 23 maggio nelle praterie della Cicerana, nel territorio di Pescasseroli. «Gli animali selvatici non devono vivere nei centri urbani, non dovrebbero andare in giro nei giardini, nei bar dei paesi né andrebbe dato loro del cibo» aveva spiegato al momento della liberazione dell’animale il direttore del Parco, Dario Febbo. «Per quanto questo possa essere folcloristico e turistico – aveva aggiunto – resta comunque una cosa non naturale, che può tradursi in un pericolo per l’animale e, nei centri abitati, per le persone».

ORESTE TRASFERITO IN AREA FAUNISTICA – Il cervo Oreste sarà trasferito in un’area faunistica del parco. Lo ha deciso il direttore dell’area protetta, Dario Febbo. «Lo facciamo soprattutto per lui – ha spiegato – perché ha ormai perso tutte le caratteristiche dell’animale selvatico; non possiamo rischiare che gli accada qualcosa. Tenuto sotto controllo rischierà sicuramente meno». Due le aree tra le quali il Parco si appresta a scegliere: quella di Lecce dei Marsi (L’Aquila) oppure Villavellelonga (L’Aquila). «Si tratta di una soluzione momentanea in attesa che anche a Villetta Barrea ne possa essere realizzata una – prosegue Febbo – così Oreste potrà restare a stretto contatto con l’ambiente dove ha vissuto per dieci anni».

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