
Un caso di abuso di ufficio legato alla stipula di contratti “anomali” nell’ambito dell’Aret (Agenzia regionale per l’edilizia territoriale), vede coinvolto all’Aquila Giulio Petrilli (54 anni). “Il Messaggero” riferisce oggi della condanna di Petrilli alla pena sospesa di otto mesi di reclusione perché avrebbe favorito assunzioni e avallato un contratto di collaborazione per 39 mila euro nel 2010, quando Petrilli, funzionario regionale, ricopriva anche l’incarico di presidente del Consiglio di amministrazione (Cda) dell’Aret.
Secondo l’accusa, Petrilli avrebbe affidato, con un contratto di collaborazione, l’incarico di direttore dell’ente a Venanzio Gizzi per un ammontare di 39 mila euro, secondo i magistrati, andando contro i pareri degli organismi di controllo e dello stesso Cda, e anche in presenza di una grave situazione economica. Contratto di collaborazione che avrebbe prodotto un ingiusto vantaggio patrimoniale nei riguardi sempre di Gizzi, il cui incarico sarebbe andato avanti fino a futura nomina del nuovo direttore.
Il pm titolare dell’inchiesta David Mancini ha contestato sempre a Giulio Petrilli, l’aver trasformato a cinque persone il contratto di lavoro a tempo determinato con quello a tempo indeterminato con delibera del 5 agosto del 2010. Il pm aveva chiesto la condanna a otto mesi di reclusione, accordata dal collegio del Tribunale dell’Aquila, rappresentato dai giudici, Giuseppe Grieco (presidente), Carla Ciofani e Italo Radoccia, giudici a latere. Il via all’attività d’indagine era stata data dal commissario liquidatore della Agenzia regionale per l’edilizia territoriale, Massimo Verrecchia che si era accorto dei contratti anomali che erano stati stipulati.
PETRILLI: CONDANNA INGIUSTA, ANDRO’ IN APPELLO
– «Una condanna totalmente ingiusta quella comminata ieri dal Tribunale dell’Aquila nei miei confronti, contro la quale faro’ ricorso in appello. Condannato ad otto mesi di carcere per aver fatto fino in fondo il mio dovere quando ero Presidente dell’Aret». E’ quanto afferma, in una nota, l’ex presidente Giulio Petrilli. «L’accusa e la condanna – afferma – e’ quella di aver trasformato dei contratti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato, di cinque giovani dipendenti, in prevalenza ingegneri, proposti con le migliori referenze dal dipartimento di ingegneria e architettura edile dell’universita’ dell’Aquila. Le retribuzioni di questi giovani professionisti era di 1050 euro mensili. Ho invertito la tendenza, che voleva negli Enti regionali l’affidamento di incarichi milionari, sostituendo il tutto con una piccola pianta organica, economica ed efficace. La seconda vicenda per la quale sono stato condannato – prosegue Petrilli – e’ quella di aver stipulato (decisione collegiale di tutto il consiglio di amministrazione), un contratto al direttore, che passasse da 110mila euro annui a 39mila euro annui. Un terzo rispetto ai minimi contrattuali. Incredibile ma vero, condannato per aver fatto risparmiare tanti soldi ad un ente pubblico. Da premettere – precisa l’ex presidente – che la figura del direttore e’ obbligatoria per gli enti regionali e quindi non potevamo esimerci dal farlo, stipulando un contratto, molto conveniente per l’Ente con una figura di rilievo nazionale nel settore. In Italia non c’e’ nessun ente pubblico comunale, provinciale, regionale, nazionale, che retribuisse un direttore, con l’importo da noi stabilito. Ho abbattuto i costi di un’ente, ho affermato il diritto costituzionale al lavoro stabile e non precario e sono stato condannato. Dulcis in fundo – conclude Petrilli – l’esposto contro di me fu presentato da Massimo Verrecchia, allora commissario Aret, ma anche responsabile provinciale del Pdl».
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