
di Roberta Galeotti
L’Aquila è una città impossibile da vivere che non ha mai brillato nei servizi alla popolazione e che, già prima del 6 aprile 2009, non offriva servizi a misura di famiglia, a misura di bambini o a misura di disabili.
La [i]governance[/i] della città non ha mai manifestato una cultura consapevole del valore sociale dei servizi, ma ha sempre preferito investire i soldi pubblici nelle sagre e nelle attività estemporanee organizzate singolarmente dalle associazioni culturali.
L’apice della modernità, nel settore del sociale, lo avevano toccato le ‘strisce rosa’ per parcheggi riservati alle mamme in dolce attesa, una proposta lanciata subito prima del sisma che non ha trovato il tempo di essere realizzata. Oggi L’Aquila risulta ancora più difficile da vivere e tutte le denunce sollevate dalle nostre pagine restano lettera morta!
Non sono i danni arrecati alla città dal terremoto a renderla invivibile, quanto la mancanza di una cultura specifica e di una sensibilità nei confronti dei problemi quotidiani della popolazione.
In questa nuova città groviera è impossibile passeggiare con carrozzine e sedie a rotelle, poiché ogni marciapiede (quando c’è!) è ben ostruito da secchi per l’immondizia o reso impercorribile da scivoli fantasma.
Introvabile uno spazio verde fornito di servizi pubblici, panchine, giochi per bambini e ben tenuto, eccezion fatta per il parco giochi del Castello divenuto unico superstite della categoria.
Inesistenti i servizi offerti alle famiglie. Non esistono attività sportive gratuite organizzate dalle scuole o dalle strutture pubbliche; attività culturali di teatro e animazione per i bambini; ne servizi alle famiglie di assistenza di nessun genere.
Le famiglie aquilane se hanno necessità di un servizio lo devono pagare: lo scuolabus, il pre e dopo scuola, le attività sportive, le scuole estive (da 60 a 120 euro a bambino a settimana).
Iniziamo a costruire una rete di servizi utili al cittadino che rendano più vivibile la città e più facile la nostra vita. Proviamo a programmare la spesa pubblica in modo razionale e proficuo, per il bene della città e della nostra gente, che sarà così invogliata a non abbandonare questa [i]mega ciambella[/i] senza prospettive professionali e senza ambizioni, se non quella dei nostri politici che la vogliono Capitale della cultura 2019!
Nel 2019 potrebbe essere troppo tardi!
[url”Torna alla Home Attualità”]http://ilcapoluogo.globalist.it/?Loid=154&categoryId=202[/url]