
Davanti a 60 mila fan, Bruce Springsteen ha aperto sulle note di Sergio Leone la prima tappa italiana del suo Wrecking ball tour. Era la quarta volta per il cantante americano a Milano, diretto poi a Firenze (il 10) e Trieste il giorno successivo, assieme alle sue canzoni di sempre, quelle che fanno saltare il pubblico sin dall’inizio del live con We take care of our own e Badlands, Death to my hometown tra violino (suonato da Patti Scialfa) e fisarmonica, e avanti attraverso una lunga lista (ventotto le tracce in scaletta per la serata) di tutte le altre vecchie e nuove. Il Wrecking ball tour vede Springsteen girare accompagnato dalla solita E Street Band celebrata tra le note di E street shuffle e quella del compagno di sempre Little Steven, oltre che di un nuovo Clemons, che di nome fa Jack e che dello scomparso Clarence è il nipote. Un concerto fatto di [i]soul[/i] per condire [i]My city of ruins[/i] e di cori da stadio invocati dal Boss in persona per introdurre degnamente gli spiriti del rock, quelli di Spirit in the night.
Springsteen ha ricordato qualche problema comune tra la sua terra e l’Italia: “In America sono stati anni molto duri, la gente ha perso il lavoro, che ancora oggi è pochissimo, oltre alle case. So che anche qui in Italia sono tempi difficili, e il recente terremoto ha contribuito a questa tragedia. Questo è per tutte le persone che stanno soffrendo”.
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