
«Provo tanta rabbia e amarezza, stavo cercando di riorganizzare la mia vita, magari spostandomi in una città che non fosse L’Aquila, ma alla luce di questo fatto valuterò seriamente la possibilitò di trasferirmi in un Paese che non sia l’Italia». La studentessa di Tivoli che nello scorso febbraio subì uno stupro nei pressi di una discoteca dell’Aquilano commenta così gli arresti domiciliari concessi al ragazzo accusato della violenza sessuale.
«Questo perchè – ha aggiunto la ragazza – non vorrei che un giorno una mia eventuale figlia, dovesse subire e sopportare tutto quello che ora sto subendo io ed avere la sensazione di vivere in uno Stato che non tutela le persone vittime di certi gravissimi fatti».
Francesco Tuccia, il 21enne della Provincia di Avellino accusato di violenza sessuale e tentato omicidio, era in carcere da 105 giorni. Per l’ex caporale del 33/esimo reggimento artiglieria terrestre “Acqui” dell’Aquila, la Procura è intenzionata a chiedere il rito immediato, saltando la fase dell’udienza preliminare. Sul fronte della difesa, gli avvocati di fiducia del giovane Tuccia sarebbero pronti a chiedere per il loro assistito il rito abbreviato, che in caso di condanna prevede uno sconto di un terzo della pena.
La ragazza era stata trovata fuori dal locale svenuta tra la neve da uno degli addetti alla sicurezza e dal titolare della discoteca. Erano stati loro a prestarle le prime cure. Tuccia era stato arrestato dopo una decina di giorni e rinchiuso nel carcere di Teramo, nella stessa cella di Salvatore Parolisi, unico imputato per l’omicidio della moglie Melania Rea, avvenuto il 18 aprile 2011.
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