Terremoti: ‘ospedali vecchi e a rischio’

9 giugno 2012 | 11:31
Share0
Terremoti: ‘ospedali vecchi e a rischio’

Gli ospedali italiani sono vecchi. E’quanto emerge da una tabella della Protezione civile reperita e analizzata da Adnkronos Salute dalla quale emerge che sono numerose le strutture sanitarie con almeno un secolo di vita. Il 15% degli ospedali italiani è stato infatti costruito prima del ‘900 e ben 74 complessi sanitari sono addirittura antecedenti al 1800. Solo il 9% delle strutture sanitarie ha meno di 20 anni, mentre il 35% degli ospedali è stato costruito prima della seconda guerra mondiale.

L’età avanzata degli ospedali naturalmente comporta dei problemi di sicurezza, legati principalmente al rischio sismico, infatti, come spiega la presidente della società italiana dell’architettura e dell’ingegneria in sanità (Siais ) Daniela Pedrini, «gli edifici più datati sono stati realizzati con le normative sismiche del tempo e oggi necessitano senza dubbio di adattamenti importanti per essere al passo con le nuove norme. Questo implica non solo l’adeguamento delle strutture, ma anche degli elementi non strettamente strutturali e degli impianti, così da garantire la piena funzionalità e sicurezza dell’intero complesso ospedaliero».

Secondo l’ingegnere Giuseppe Paradiso, responsabile tecnico aziendale della Gedi di Altamura, gruppo specializzato nell’edilizia ospedaliera, gli ospedali più vecchi «sono da considerarsi tutti a rischio sismico. Il mancato utilizzo di cemento armato li rende infatti più fragili. Ma anche quelli per i quali è stato impiegato il cemento armato, costruiti prima del terremoto in Irpinia (1980), vanno comunque considerati a rischio. Le regole erano infatti pressoché inesistenti. Si costruiva senza pensare al territorio, a volte senza fare gli opportuni accorgimenti statici». «Negli ultimi 10 anni – spiega Paradiso all’Adnkronos Salute – le norme in materia si sono fatte molto più stringenti. Oggi gli ospedali vengono costruiti utilizzando materiali più flessibili, come il ferro, capaci di resistere a pesanti sollecitazioni. Naturalmente con il passare degli anni si sono modificate anche le tecniche di costruzione».

Ma la strada da percorrere è ancora lunga, secondo Daniela Pedrini «il problema è che le normative sono andate avanti, ma gli adeguamenti per la sicurezza, a causa delle scarse risorse, sono state fatte a macchia di leopardo. I fatti di cronaca di questi giorni devono riportare l’attenzione anche sull’importanza della figura dell’ingegnere ospedaliero, che è chiamato a rivestire un ruolo sempre più strategico e di responsabilità all’interno del servizio sanitario nazionale. Al contempo ci auguriamo che i fondi destinati all’edilizia sanitaria vengano sempre più erogati per la costruzione di nuove strutture ospedaliere e per mantenere efficienti e sicure quelle già esistenti».

[i]

[url”Torna alla Home Sanità”]http://ilcapoluogo.globalist.it/?Loid=160&categoryId=208[/url][/i]