‘Orso marsicano a rischio estinzione’

11 giugno 2012 | 17:08
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‘Orso marsicano a rischio estinzione’

L’orso marsicano – uno dei simboli dell’Abruzzo – con i suoi soli 40 esemplari presenti nella regione, è a rischio di estinzione. A lanciare l’allarme sono la Lega Italiana Protezione Uccelli (Lipu), l’associazione per la tutela degli uccelli rapaci e dei loro ambienti (Altura) e Rifondazione Comunista, che invitano le istituzioni a far sì che la tutela del plantigrado diventi una priorità, a partire dall’attuazione delle strategie dal Piano d’azione per la tutela dell’orso marsicano (Patom) e dal progetto Life Arctos.

A fare il punto della situazione sono stati il capogruppo del Prc in consiglio regionale, Maurizio Acerbo, il coordinatore di Lipu Abruzzo, Stefano Allavena, e il responsabile regionale di Altura, Daniele Valfré. Se negli anni ’70 gli orsi marsicani presenti in Abruzzo erano un centinaio, oggi gli esemplari sono una quarantina. A preoccupare le associazioni c’é soprattutto il problema natalità, con la nascita, lo scorso anno, di soli tre cuccioli ed una elevata mortalità di adulti, soprattutto di femmine, tanto che quelle fertili, attualmente, sono in tutto una decina.

L’orso – rilevano ancora le associazioni – vive in un’area di almeno 100 mila ettari, doppia rispetto alla superficie del Parco nazionale. In particolare gli ambientalisti chiedono, tra l’altro, un accordo con il mondo venatorio in materia di caccia al cinghiale, «che – hanno spiegato – può essere particolarmente problematica per l’orso», la definizione e realizzazione delle aree contigue al Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, così come previsto dalla Legge quadro sui Parchi, l’attuazione di linee guida per la tutela dei cosiddetti “orsi confidenti” in materia di alimentazione e scarti alimentari, oltre ad azioni relative alla situazione sanitaria, alla sicurezza stradale e alle cause di mortalità.

«E’ necessario adottare in tempi rapidi una serie di misure, con l’obiettivo di evitare l’estinzione di questa specie, che vive solo sulle nostre montagne. Una volta scomparsa – hanno concluso gli ambientalisti – sarà scomparsa per sempre».

«La Regione – ha commentato Acerbo – sa cosa può fare, perché nel giugno 2010 è stato approvato il Patom, che a distanza di due anni non è stato ancora attuato. Ci sono tantissime azioni concrete che possono essere attivate in sinergia con il Parco nazionale, con le Province e con i Comuni. Nonostante i problemi economici del momento, la questione dell’orso deve essere una delle priorità. Le minacce di estinzione vanno sventate. I dati sono preoccupanti – ha aggiunto -, ci vuole la consapevolezza dell’intera comunità regionale e non solo degli ambientalisti».

AGRICOLTORI, PIANO D’AZIONE A TUTELA

«Piano d’azione per la Tutela dell’Orso Marsicano

Confagricoltura attraverso i suoi rappresentanti nei comitati degli A.T.C.

(Ambiti territoriale Caccia) ha espresso chiaramente le proprie posizioni in

merito al PATOM Piano d’azione per la tutela dell’Orso Marsicano.

L’interessante e partecipata assemblea, tenutasi a Sulmona nei giorni

scorsi, è stata promossa dall’Assessorato Regionale Agricoltura e dal

Servizio Faunistico della Provincia dell’Aquila ed ha visto come

interlocutore principale il mondo venatorio. Si è discusso sulle strategie

messe in campo per la tutela e conservazione dell’Orso morsicano.

Concezio Gasbarro, Vice Presidente Confagricoltura L’Aquila, ha sostenuto

che la gestione del territorio non deve essere ragionata per comparti ma

necessita l’attivazione di ogni sinergia in grado di eliminare i conflitti

insorgenti tra le necessità di tutela e conservazione della fauna

particolarmente protetta e le attività antropiche. “l’attività venatoria, da

condursi con criteri di sostenibilità non è il più significativo elemento di

disturbo, come del resto non lo sono le attività agricole, zootecniche, e di

gestione forestale” ha detto Concezio Gasbarro. “dalla notte dei tempi

queste attività sono state esercitate in quei stessi territori con la

presenza dell’orso secondo un principio di reciproca convivenza” ha concluso

il Vice Presidente Gasbarro.

Confagricoltura ammette che taluni comportamenti e conduzioni non sono in

linea con i principi della gestione sostenibile (come ad es. pascolo brado

abusivo, carenza di controlli sanitari, etc) e possono ingenerare conflitti

e intolleranze, ma il vero disturbo arrecato all’orso dalla presenza di

flussi turistici concentrati nel tempo e nello spazio passa in secondo piano

rispetto alla quotidianità dell’esercizio delle attività agricole condotte

dai naturali del luogo.

Confagricoltura chiede alla Regione di partecipare ai tavoli tecnici di

attuazione del protocollo PATOM dove intende portare le esperienze e le

necessità del comparto agricolo. Gli agricoltori e gli allevatori vogliono

essere attori attivi nella gestione del territorio e non subire le decisioni

spesso assunte in contesti lontani anche dai loro valori, dalla loro storia

e dalla loro cultura. L’Organizzazione degli imprenditori agricoli ricorda

che negli ultimi tempi, nelle zone montane e nei parchi, si sono sviluppati

modelli virtuosi di economia “sana” con imprenditori che investono ed

innovano in sinergia con la natura, il turismo, l’artigianato tipico. Questi

modelli, non più sporadici, potrebbero essere incrementati se non se ne

ostacolasse la crescita. La gestione dei parchi e delle riserve spesso non

contempla la consapevolezza che senza gli agricoltori e senza il bestiame

anche la montagna muore. Per questa agricoltura occorre una burocrazia amica

ed una gestione dei Parchi integrata con le esigenze delle imprese che vi

operano».

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