
Che il silenzio forzato sia fra i silenzi più tristi del
mondo non si può di certo nascondere, ma, a volte, è proprio la scrittura, l’arte delle parole arricciate su una pagina color latte che fa il miracolo di dare voce a chi, purtroppo l’ha persa.
Lo scorso 23 marzo ha toccato l’animo dei lettori più appassionati l’uscita del libro “Le mie dita ti hanno detto“, allegato a Vita: un capolavoro di Sara De Carli, dove a parlare è proprio colei che la natura ha voluto silenziosa e cioè Sabina Santilli, la sordocieca originaria della Marsica che fondò la Lega del Filo d’Oro.
Sabina scoprì quest’altra faccia del mondo nel lontano 1924, quando aveva solamente sette anni. Divenne sordocieca per colpa d’una meningite, che la portò a perdere di colpo vista e udito. La bambina si svegliò improvvisamente diversa, ma non perse mai la voglia di combattere, di diventare protagonista della sua vita.
«Quando a fine estate Rossano Bartoli, segretario generale della Lega del Filo d’Oro, mi propose di scrivere la biografia su questa splendida donna, non sapevo nulla di Sabina Santilli, non avevo mai incontrato un sordocieco e persino il presentarmela come la ‘Helen Keller italiana’ mi diceva poco, se non la sensazione claustrofobica con cui avevo visto il film Anna dei miracoli – questo il bellissimo
commento della scrittrice che ha dato vita all’opera – Oggi devo dire che Bartoli e la Lega del Filo d’Oro mi hanno fatto un regalo, perché mi hanno permesso di “vedere” un altro pezzetto di mondo».
Sabina, morta nel 1999, è rivissuta attraverso il lungo lavorio di archivio privato, attraverso le testimonianze della sorella Loda e dei numerosi sordociechi che hanno condiviso con questa donna esperienze tragiche e simili persorsi di vita. Un limbo, quello di Sabina, dove
l’isolamento porta alla sconfitta precoce. Eppure lei, donna, sordocieca, in un piccolo paese contadino dell’Abruzzo negli anni Venti è riuscira a farcela, a vincere.
«La cosa più naturale – racconta Sara De Carli – sarebbe stata rassegnarsi alla disgrazia, con una rassegnazione impotente o magari riconsegnata alla volontà divina. Invece Sabina riuscì a mettere in rete i sordociechi italiani, a dare visibilità all’esistenza dei ‘grandi sconosciuti’, dei loro problemi e dei loro diritti, fino a creare nel 1964 la Lega del Filo d’Oro, la prima e unica associazione che si occupi di sordocecità come disabilità specifica».
L’esempio di Sabina, il suo coraggio è tutto custodito nelle ricche pagine di questo libro. Donna moderna, capace di trasmettere la volontà di arrivare, di far comprendere che i sordociechi hanno la stessa dignità degli altri, che sono “capaci di stare con tutti”. Il grande insegnamento di Sabina è sotto gli occhi di tutti, o almeno sotto gli sguardi di chi vorrà leggere la sua storia speciale: i
sordociechi non sono mai di peso, ma piuttosto di aiuto.(g.c.)
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