Cialente vs Barca: via commissario o mi dimetto

17 giugno 2012 | 19:18
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Cialente vs Barca: via commissario o mi dimetto

«Voglio che il commissario vada via entro la fine del mese. E’ inaccettabile pensare che possa restare fino a dicembre. Se così dovesse essere me ne vado. Mi dimetto». Di nuovo sulla difensiva il sindaco Massimo Cialente in occasione di un evento organizzato in piazza Duomo da “Il Fatto Quotidiano” di cui è stato protagonista con il ministro Fabrizio Barca di nuovo in città a distanza di un giorno.

Caldo anzi caldissimo in tutti i sensi l’esordio del faccia a faccia. I cittadini, stremati dal caldo, hanno preso le sedie arroventate dal sole sistemate nel bel mezzo di piazza Duomo per trasportarle all’ombra della chiesa delle Anime Sante. «La città ce la ricostruiamo noi – ha ripreso il sindaco – Perché nessun altro è stato capace. Del resto i nostri antenati fecero altrettanto. Spero che il governo scelga il rispetto democratico». Ha cercato di minimizzare il ministro Fabrizio Barca. «Certamente non sarà a dicembre – ha spiegato il ministro – entro l’estate saranno scritte le norme. Si tratterà di un passaggio graduale».

Visioni diverse fa Barca e Cialente anche sul ruolo della Regione: se Cialente la vorrebbe fuori completamente, il ministro sottolinea il ruolo fondamentale dell’ente per l’accesso ai fondi strutturali. Sempre il primo cittadino non metabolizza neanche l’idea che sempre l’Emiciclo possa gestire la contabilità della ricostruzione. Nel mirino del primo cittadino anche le strutture di consulenza per la ricostruzione che tuttavia il ministro ha ricordato che svaniranno con la fine del commissariamento. Due filosofie diverse poi sul ruolo del city manager: mentre Cialente immagina una figura tecnica con taglio economico, il pool di Barca propone invece un vero e proprio manager con poteri decisionali (sempre a braccetto con il sindaco), ma che risponda insomma direttamente al governo. La sensazione è dunque che anche senza il commissario il sindaco nella ricostruzione non sarà da solo.

Affrontati temi cruciali quali il timore di infiltrazione delle cricche, l’idea futura di città, il valore dell’università dell’Aquila, la partecipazione dei cittadini, il destino dei 5 milioni di euro degli sms raccolti durante il sisma, la carenza dei fondi da destinare alle imprese agricole, le condizioni dei lavoratori dell’edilizia costretti spesso a dormire in case inagibili perché la città non ha residenzialità (Rita Innocenzi).

Il sindaco ha messo in guardia dal rischio delle cricche “indigene” sollecitato da Mattia Lolli «che potrebbero crearsi nel momento in cui si dovessero stringere degli accordi fra amministrazioni di condominio e alcune imprese. Io proporrò al ministro di inserire delle regole ferree per le imprese. Ho notizie che alcuni lavori affidati vengono rivenduti ad altri». Anomalo per Cialente che una impresa modesta all’improvviso faccia balzare il proprio fatturato. Ettore di Cesare ha rilevato, invece, come la White list sta stia funzionando poco con 235 iscrizioni a fronte di oltre 2 mila imprese al lavoro in centro. Sempre il consigliere di Appello per L’Aquila ha sollecitato il ministro ad inserire nel pacchetto norme una legge adottata in Irpinia che renda incompatibile i consiglieri comunali con gli incarichi di progettazione per evitare conflitti di interesse. Il ministro nel corso del suo intervento ha ribadito che una delle idee forti della città deve essere l’università, ma non basta mantenere il numero degli iscritti. Nuovi posti di lavoro per il ministro potrebbero scaturire dalle innovazioni tecnologiche (Smart city). Sottolineata inoltre l’importanza dell’ufficio per la ricostruzione che dovrà rispondere a livello nazionale. Uno dei temi ha riguardato la partecipazione: chiesta l’istituzione di un Osservatorio civico e partecipato della ricostruzione.

A.Cal.

PEZZOPANE CONTRO ‘CHIODI-KAFKA’ – «Seguire l’iter commissariale di Chiodi è come leggere un libro di Kafka. “Me ne vado passate le amministrative” aveva annunciato solennemente affiancato dal Ministro Barca, mesi fa, “ormai il mio compito è finito, non ha senso che io resti”. Commovente, davvero». Sono le dichiarazioni dell’assessore comunale Pd, Stefania Pezzopane.

«Peccato – aggiunge – che le enunciazioni di Chiodi non riflettano le sue intenzioni. Ormai è evidente che il Presidente-Commissario voglia sfruttare il suo incarico per planare dolcemente verso le regionali del prossimo anno, magari cercando il sostegno del Governo. Forse Chiodi non ha ben metabolizzato le classifiche che lo vedono, in termini di gradimento, ultimo in Italia, tra i presidenti di regione.Dovrebbe riflettere sul suo operato. Lasciare immediatamente l’incarico di commissario e tentare di recuperare almeno come presidente, qualora fosse possibile, è chiaro.Non può fare altro il sindaco Cialente che minacciare le dimissioni, qualora la situazione restasse immutata. Come si può pensare, infatti, che una città che adesso ha un amministrazione nel pieno delle sue forze e fortemente legittimata dal 60% degli elettori a governare, sia ancora commissariata».

«Prenda esempio da Vasco Errani, Chiodi. Osservi come Errani tiene in conto il ruolo dei sindaci; ma anche i ministro Barca ed l Governo, che hanno mostrato di aver compreso quali sono i problemi della città, ci mettano in condizione di affrontarli. Non si può tenere una città ancora ingessata, con uno scontro quotidiano e permanente del commissario che su ogni atto, su ogni questione, finanche nei pagamenti, produce ritardi e omissioni. Quando Chiodi annunciò, mesi fa, che sarebbe andato via dopo le amministrative, già allora si sarebbe dovuta predisporre la fase di transizione. Perché, invece, lo fa ora? Per allungare il brodo? E quelle ordinanze in cui crea camere di compensazione e di potere, lautamente pagate che andranno a sostituire la SGE, come pensa il Governo che L’Aquila potrà accettarle? Non è più tempo di sotterfugi, nessuno deve permettersi ancora di fare melina su L’Aquila.

Chiodi mantenga l’impegno assunto; il Governo ed il ministro Barca non facciano i cerchiobottisti, dimostrando di saper davvero portare una svolta».

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DE SANTIS, ‘BASTA CON IL COMMISSARIAMENTO’ – «Basta con il commissariamento, il Comune dell’Aquila ha bisogno di certezze. Chiodi eroghi i 30 milioni del Bilancio 2011, invece di fare chiacchiere».

Così interviene l’assessore al bilancio, Lelio De Santis, sulla vicenda della fine del commissariamento.

«La fine del commissariamento non è un capriccio del Sindaco, – ha dichiarato De Santis – ma risponde ad un’esigenza amministrativa di certezza di fondi e di tempi per la ricostruzione, oltre che ad un dovere istituzionale e politico di affidare finalmente ai Comuni la responsabilità di pensare al futuro dei cittadini. E’ veramente incomprensibile la tattica dilatoria del duo Barca-Chiodi che promette tutto per non concedere nulla, con l’intento di far rimanere la gestione della ricostruzione nella totale incertezza sul piano finanziario e sul piano delle procedure. Oggi, ancora più di ieri, il Comune dell’Aquila soffre questa condizione di Ente di fatto commmissariato, dovendo tirare la giacca al Commissario ed al Governo per far quadrare i conti del suo Bilancio e non potendo programmare per tempo le indispensabili di attività amministrative.

Il Comune dell’Aquila non ha ancora avuto le somme promesse e decise (30 milioni di euro) nel giugno del 2011 con l’ordinanza n° 3945, art.6, per i maggiori costi sostenuti e le minori entrate conseguite, che il Commissario Chiodi avrebbe dovuto erogare in tempi brevi! – ha continuato l’assessore – Siamo in questi giorni ed in ogni circostanza a pregare il Commissario ed il Governo all’impegno finanziario di 30 milioni di euro necessari per poter predisporre il Bilancio preventivo 2012! A me sembra una situazione vergognosa sul piano tecnico-amministrativo prima ancora che sul piano politico. La fine del Commissariamento, ora e non quando vorrà Qualcuno, – ha concluso Lelio De Santis – è una necessità oggettiva che attiene al funzionamento della macchina comunale ed ad un processo più trasparente e più celere della ricostruzione. Se il duo Barca-Chiodi tergiversa, vuol dire che non conosce le esigenze degli aquilani o sta pensando ad altro che ha poco a che vedere con L’Aquila».

GIORGIO DE MATTEIS: «Siamo alle solite ancora una volta Cialente ha bisogno di trovare un nuovo nemico, questa volta nella persona del Ministro Barca, per giustificare le proprie incapacità e la propria inefficienza. L’ennesimo ultimatum, siamo ormai a sette, con questo ulteriore annuncio di dimissioni: sei nella passata legislatura più quelle annunciate ieri. Ahimè annunciate, ma mai date!  Cialente ha fatto anche del Ministro Barca – da lui definito suo amico – un capro espiatorio per poter ancora una volta alimentare la confusione e lo scontro tra istituzioni, così da rendere inaccettabile ogni proposta di soluzione ai problemi. Quanto tempo dobbiamo ancora aspettare prima che questa città si svegli e si renda conto che il vero obiettivo del Sindaco è cercare di evitare ogni situazione di controllo e di verifica sul suo operato? Quest’uomo ritiene che la ricostruzione della città debba avvenire senza nessun controllo, ma solo attraverso lui e il suo partito, il PD. Infatti, le tante promesse e le tante cambiali elettorali firmate necessitano di avere totalmente mani libere sulla ricostruzione. Ne fa fede, l’attenzione che Barca pone sulle regole, che debbono sancire l’inevitabile passaggio di consegne al Comune. Comune che è totalmente allo sbando. Centinaia di persone tra precari e dipendenti comunali effettivi aspettano, infatti, di avere degli indirizzi precisi sulle attività da porre in essere. La paura di Cialente di avere un controllo vero sulla sua attività è evidenziato dal rifiuto di qualsiasi sistema di verifica, come ad esempio la Commissione consiliare sulla Ricostruzione. Il suo atteggiamento di voluta confusione serve a distogliere l’attenzione da ciò che invece dovrebbe essere quotidianamente affrontato: il Piano di ricostruzione, di fatto inesistente; la mancata normazione sulle aree bianche; il dramma delle casette di legno, che ogni giorno ormai rischiano di diventare abusi edilizi con grave ripercussioni sui loro proprietari; l’assenza di indicazione sulla gestione degli alloggi del progetto CASE; l’inesistenza di una qualsivoglia strategia nel gestire i problemi sociali e economici della città. Tutto questo viene volutamente occultato attraverso una stucchevole e patetica protesta. Mi auguro che il governo una volta per tutte prenda atto del dramma in cui ci troviamo a causa di Cialente e mi auguro soprattutto che gli elettori che hanno dato fiducia a questa fallimentare amministrazione si rendano conto come la gestione del potere esercitata da Cialente e dai suoi amici abbia comportato soltanto la firma di cambiali elettorali, che non saranno onorate. E, comunque, valga una volta per tutte come messaggio, anche al suo amico deputato, che non c’è due senza tre, dopo Centi e Del Turco lascio immaginare a Lolli chi possa essere il terzo che andrà a casa».

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