
«Se oggi il governo Monti insiste ad immaginare un passaggio di consegne graduale, probabilmente è perché ritiene, in esito alla sua attenta analisi delle cose fatte all’Aquila, che la gestione di Chiodi meriti ancora la sua presenza per garantire una transizione ponderata e priva di rischi, i quali sono alti quando si immagina un incosciente e drammatico salto nel buio». A parlare è il responsabile della segreteria del commissario delegato per la Ricostruzione Antonio Morgante, che, affrontando il tema della fine del commissariamento, fa presente che comunque «Chiodi ha richiesto da oltre sette mesi, in tempi non sospetti, di tornare ai poteri ordinari per il lavoro di ricostruzione che dovrà essere eseguito da qui ai prossimi anni. Ciò nella consapevolezza che la fase di avvio delle ricostruzione, che è stata attribuita alle competenze del medesimo commissario, può dirsi conclusa. Ora dovrebbe toccare alle istituzioni locali, a tutte le istituzioni locali, secondo le ordinarie competenze che la nostra carta costituzionale individua in modo chiaro. Non si comprende perché una parte dei politici locali voglia escludere queste competenze in relazione alla regione Abruzzo. Da quando sono state istituite, le regioni hanno la potestà legislativa loro assegnata dalla Carta, e quella in materia urbanistica è una di queste, mentre il ruolo di gestione finanziaria, come ad esempio accade per i fondi europei, è una prerogativa da sempre delle regioni italiane. Pensare che i sindaci possano sommare su di loro queste competenze è come tornare ad un commissariamento, allontanando definitivamente l’occasione di normalizzare il processo della ricostruzione».
«In questo senso – aggiunge Morgante – il ragionamento di alcuni appare paradossale: parte dalla logica e condivisa premessa che il regime commissariale debba concludersi a favore di tutti gli enti e le istituzioni locali, ma giunge alla curiosa conclusione che tra questi enti e istituzioni non ci debba essere l’ente regionale che, in occasione di tragedie similari accadute in altre regioni d’Italia, ha avuto e avrà compiti ben più ampi di quelli immaginati dal governo per l’Abruzzo».
«Con il nuovo governo e la normale transizione dai poteri straordinari a quelli ordinari – conclude Morgante – poteva essere colta l’occasione per abbassare i toni, spogliarsi dell’armatura da battaglia elettorale, e spingere l’acceleratore sulla ricostruzione. Si nota invece un inasprimento della contesa, evidentemente ritenuta utile per le prossime sfide elettorali che riguarderanno le elezioni politiche e quelle regionali» .
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