Crollo via Gen. Rossi: ‘Troppo fragile’

22 giugno 2012 | 16:34
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Crollo via Gen. Rossi: ‘Troppo fragile’

di Sarah Porfirio

Si trattava di «un edificio intrinsecamente debole» quello di via Generale Rossi secondo Enzo Siviero e Ezio Giuriani, i periti nominati dal giudice Giuseppe Romano Gargarella per fare luce sul crollo della struttura che causò 17 vittime il 6 aprile 2009.

Alla base della tragedia, dunque, non ci sarebbe stata la ristrutturazione del tetto e il conseguente appesantimento dello stabile come ipotizzato dalla Procura sulla scorta della perizia elaborata da 4 docenti: «L’edificio non avrebbe potuto resistere neanche ad un sisma più blando, sarebbe crollato indipendentemente dal tetto e dai lavori perché talmente fragile internamente».

«Anello debole, i muri portanti della struttura in muratura», affermano i consulenti tecnici nominati da Gargarella. Alla base del crollo ci sarebbe, dunque, la tipologia del palazzo e la scarsa qualità dei materiali costruttivi originali.

«L’edificio è crollato perché c’erano pareti con troppe aperture, porte e finestre, o non disposte nei modi più opportuni, una forma planimetrica non molto adatta per resistere al sisma», chiosa l’ingegnere Franco Braga, sottosegretario all’Agricoltura consulente tecnico della difesa, che sottolinea tutta una serie di cause del crollo da ricondurre all’idea progettuale iniziale e alla realizzazione dello stabile.

«In via Generale Rossi, dai calcoli, l’esigenza di fare una costruzione aperta, ariosa e luminosa sia stata un po’ più importante per chi progettava di un’idea robusta, compatta, tetragona a qualunque azione. Ricordiamoci che l’edificio viene costruito quando ancora non si ha una chiara idea dell’entità delle azioni sismiche con le quali si deve confrontare e forse neppure della sismicità», spiega.

«Stiamo parlando di un edificio in muratura, assimilabile ad un castello di carte. Cioè è una struttura che utilizza le sue pareti per sostenere le azioni sismiche: se la parete è priva di aperture è più resistente, se una parete è forata è meno resistente. Basta prendere una carta da gioco, pensare che sia una parete di questo edificio e praticare un’apertura: al crescere delle aperture la resistenza si riduce», afferma Braga nello spiegare i compromessi dell’ingegneria nell’equilibrare le esigenze contrastanti per pervenire ad una soluzione sicura.

L’udienza è stata rinviata al 20 luglio per l’audizione di un consulente tecnico delle parti civili e 2 della difesa. Alla sbarra Diego De Angelis, progettista, direttore dei lavori e amministratore pro tempore del condominio nel biennio 2000 – 2001 e il fratello Davide De Angelis, collaudatore dei lavori per la realizzazione del tetto di copertura a falde di cemento armato posto sopra il sesto solaio, insieme ad Angelo Esposito, titolare della ditta esecutrice della ristrutturazione.