
Samanta Di Persio, scrittrice aquilana, il 27 giugno alle 10.30 presenterà, al Senato della Repubblica italiana, il libro “La pena di morte italiana. Violenza e crimini nel buio delle carceri senza colpevoli” (edito da Rizzoli). Beppe Grillo, che ha firmato la prefazione, scrive “Questo libro è un coro dolente di voci che ci racconta di gironi infernali dove la pena di morte è inflitta senza sentenza, senza colpe, senza testimoni e soprattutto senza colpevoli”.
L’autrice è partita dalla morte dell’avezzanese Niki Aprile Gatti, un ragazzo di 26 anni incensurato. Niki il 24 giugno 2008 è stato trovato morto nella sua cella, cinque giorni prima era stato arrestato per presunta frode informatica. La madre ha sempre sostenuto, con prove documentate, che il ragazzo non si è suicidato, ma è stato ammazzato. La giustizia italiana ha archiviato la morte come suicidio. La vicenda di Niki è stata sempre ignorata dall’opinione pubblica, solo Beppe Grillo ha dato spazio al caso e da subito si è posto una domanda: “Ma come può un laccio delle scarpe aver retto un peso di 92 chili?”.
Nel libro sono presenti anche casi emblematici come Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi, ragazzi morti in circostanze oscure dopo il fermo delle forze dell’ordine, che, grazie allo sforzo delle famiglie, sono arrivati in tribunale. Non bastano il sovraffollamento e l’inadeguata assistenza psicologia e sanitaria a spiegare queste storie: spesso sono proprio le forze dell’ordine a macchiarsi di omissioni di soccorso, abusi e violenze contro i detenuti che dovrebbero proteggere e rieducare. Crimini che restano quasi sempre impuniti, grazie ad una rete di silenzi e depistaggi in cui la giustizia sembra incapace di fare chiarezza.
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