
Quello che potrà fare il rettore dell’Università dell’Aquila, in questo scorcio di mandato è lasciare in “eredità” il terreno che avrebbe dovuto ospitare il centro di Ricerca Eni al suo successore, libero dal famigerato agriturismo e dal suo gestore.
«Una cosa deve essere chiara – sottolinea il rettore dell’Ateneo aquilano, Ferdinando di Orio –, non cercheremo più alcun accordo con il gestore dell’agriturismo che ebbe in affitto i terreni dai tempi del rettore Schippa. Noi lo abbiamo trovato già lì quando abbiamo preso le redini dell’Università. Avvieremo subito le procedure per lo sfratto esecutivo. Ma ormai è troppo tardi».
Insomma anche il rettore dà per archiviato il centro di Ricerca Eni che sarebbe dovuto sorgere nell’area di Casale Calore ricordando che in ogni caso l’Università ha già avuto dall’ente degli idrocarburi un milione 600 mila euro in borse di studio e dottorati di ricerca. E non è poco secondo il rettore.
Non tutto è perduto però. L’amministratore Eni, Scaroni, e il sindaco Massimo Cialente si sono visti di recente. Qualche spiraglio ci sarebbe. Ci sarebbero tuttavia troppi se e molti ma nella intrica operazione. «Questa vicenda è kafkiana – spiega di Orio –, i ritardi si sono accumulati ai ritardi. Abbiamo avuto una resistenza fortissima in principio da parte del Comune dell’Aquila, poi abbiamo avuto la grana della donna che gestisce l’agriturismo che ci ha fatto delle richieste molto esose che il nostro ateneo non poteva accettare. Questa è una città strangolata dalla burocrazia».
A Casale Calore c’è anche la sede del centro di ricerca di meteorologia CeTemps diretto dal professor Visconti: «Il progetto Eni era destinato a morire – ha dichiarato ai microfoni di Radio l’Aquila 1 -. Un laboratorio non consta solo delle mura ma anche dal personale che lo dirige e dalle attrezzature. Il Centro Eni ha cercato solo una compensazione alla progettualità che riguarda la nostra regione, dice Visconti. La deficienza dell’iniziativa è nel progetto». Sorge dunque il dubbio che la resistenza sul metanodotto della Snam possa aver contribuito a dissuadere l’Eni a realizzare il centro di ricerca orfano delle centrale che era stata progettata in origine insieme al centro. A questo punto il rettore guarda oltre e pensa ai suoi studenti e alla necessità di creare subito, questa volta senza perdere tempo, degli [i]spin-off[/i] e degli incubatori d’impresa nella palazzina ex Italtel acquistata dal Comune dell’Aquila da Invitalia.
A.Cal.