
[i]di Raffaele Alloggia*[/i]
La bella giornata di sabato 30 giugno ha favorito la partecipazione alla festa di San Pietro al Morrone: verso le 9 circa 150 persone si sono incamminate per la via che dalla fonte di Sant’Antonio nel centro storico di Paganica, massacrato dal sisma del 6 aprile 2009, si inerpica nell’antica e unica via che una volta collegava a Pescomaggiore.
Puntuale alle ore undici il parroco Don Dionisio coadiuvato dal Padre Salesiano Don Jonh Jairo ha celebrato la Santa Messa, il Vescovo Ausiliare Monsignor Giovanni D’Ercole, per impegni precedentemente assunti, con una nota, ha assicurato comunque il suo ricordo nella preghiera a tutti i presenti alla festa di San Pietro al Morrone.
I partecipanti all’ora di pranzo si sono recati alla vicina sorgente di Forma e sotto l’ombra di enormi piante di noci, hanno consumato il pranzo collettivo preparato da Matteo.
Ricordo che ormai a più di tre anni dal terremoto, le scosse che si sono succedute da quel 6 aprile, hanno fatto sì che le crepe riportate sono notevolmente peggiorate e del telo da molto tempo non se ne ha più traccia, l’acqua sta degradando le tavole del tetto rifatto nel 1993, ad oggi nessun lavoro di “messa in sicurezza” è stato eseguito.
L’antichissima tradizione, di questa “scampagnata” viene da molto lontano, tanto che l’Antinori, nel 1400, dice che nello stilare il calendario ecclesiastico della Forania di Paganica, si doveva ricordava delle feste già antiche come quelle di Santa Giusta, San Pietro e Santo Stefano Protomartire. La chiesetta fu dedicata a San Pietro al Morrone per l’intercessione di Papa Celestino verso Carlo D’Angiò per far rientrare i 64 capi famiglia paganichesi dentro le mura dell’Aquila, nel 1313, non appena fu canonizzato da Papa Clemente V.
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