
Comune dell’Aquila e Confcommercio stanno cercando una soluzione per venire incontro alle esigenze dei gestori di pub del centro storico che saranno “sfrattati” dalla ricostruzione. É così anche se sembra un paradosso.
«Si sta ragionando su due strade – ha riferito il direttore Confcommercio Celso Cioni – il reperimento di un’area dove creare una sorta di “villaggio della Movida”, e l’altra è la richiesta di un indennizzo al governo per le spese di trasloco e il lucro cessante che gli esercenti subiranno in seguito al trasferimento delle attività nel mese di settembre quando i cantieri della ricostruzione saranno aperti».
Dal canto proprio l’assessore al Commercio Marco Fanfani ha annunciato che è imminente il decreto per la riapertura dei termini per le nuove delocalizzazioni, ossia ricollocazione delle licenze in posti diversi, possibile solo per gli esercenti che hanno avuto i locali danneggiati dal sisma.
Si lavora contestualmente anche sul fronte caro-affitti. Sembra percorribile la proposta Ascom di prevedere un abbattimento dell’Imu per coloro che danno in locazione contenitori commerciali a “equo canone”, prezzi calmierati. Esisterebbe già un precedente in Italia. Di qui la proposta targata Confcommercio di traslare la delibera anche all’Aquila.
Intanto sempre il direttore di Confcommercio, Celso Cioni rileva luci e ombre sia sul decreto de minimis (ora al vaglio della Corte dei Conti) e sia sulla bozza di legge per la ricostruzione. «Il ministro Fabrizio Barca è stato di parola – sostiene Cioni – visto che accantona il 10% delle risorse per le attività del centro storico». Un fatto positivo e un impegno mantenuto, dice Cioni che tuttavia critica l’assenza della Camera di Commercio dal comitato ristretto che dovrà valutare le domande per il beneficio delle agevolazioni. «Non si può escludere proprio l’ente camerale che rappresenta il mondo delle imprese aquilane»,sottolinea il direttore Confcommercio.
Ombre, si diceva, anche sulla bozza di legge-Barca soprattutto in relazione alla violazione della libera concorrenza fatta in materia di appalti che porta di fatto alla esclusione delle piccole imprese edili. «Siamo sorpresi inoltre rispetto alla introduzione nel testo della legge delle zone bianche». Le legge approvata tuttavia sembra andare ulteriormente icontro alle esigenze degli esercenti visto che il 10% dei fondi Fas dal 2012 sarà accantonato per la riparazione o ricostruzione dei contenitori delle attività produttive che in precedente avrebbero potuto beneficiare al massimo solo di 80 mila euro. A.Cal.