
A margine della registrazione di un documentario Rai dal titolo [i]Il racconto di una tragedia[/i], il ministro ha cercato di glissare, chiedendo pazienza ai cronisti che lo incalzavano sulla bozza dell’emendamento. «Non potete aspettare 12 ore? – ha aggiunto – Vedrete che domani sarà tutto risolto».
Durante la registrazione il ministro come suo costume, non è stato molto tenero con certa stampa che «soprattutto nel secondo periodo si è accontentata di una comunicazione depressa non restituendo certi processi nella loro complessità». Un compito molto arduo, tuttavia, soprattutto quando si lasciano filtrare solo piccole tessere di un puzzle impossibile dunque da ricomporre.
La comunicazione dunque è stata al centro dell’evento Rai, promosso dall’associazione [i]Abruzzo moderno[/i]. Tutti gli ospiti hanno concordato sull’importanza insostituibile del servizio pubblico sintetizzata dalle parole de direttore del Tg2, Marcello Masi: «Prima c’è stato il grande impatto emotivo e poi abbiamo tentato di raccontare qualcosa di utile. Le piccole storie sono diventate le grandi storie». La testata infatti da tempo va avanti con una serie di reportage sull’Aquila.
Nel suo ruolo di componente del Cda Rai e di Abruzzese Rodolfo De Laurentits ha sottolineato che intorno alla drammaticità dell’Aquila si è creata una identità nazionale. «Il giorno dopo il sisma sono arrivato all’Aquila in piazza Duomo in un silenzio spettrale – ha ricordato – e da una della viuzze del centro storico vedo alcune persone su di un camioncino: era una troupe di Rai tre che mettevano in salvo il materiale di repertorio nella sede Rai distrutta. Questa è l’immagine di un’azienda che ha partecipato con grande commozione e slancio. La luce dell’informazione sulla città».
A turno poi hanno preso la parola gli altri ospiti i presidenti di Ance, Confindutrsia, il professor Roberto Villante, il consigliere comunale Vincenzo Vittorini e il capo dipartimento sviluppo territoriale, Aldo Mancurti. Nel sottolineare il grande lavoro svolto dalla Rai il sindaco Massimo Cialente ha aggiunto: «Solo adesso cominciamo a vedere un po’ di luce introno al tunnel». «Nel momento in cui il potere passerà alle amministratori locali – ha replicato a distanza Giorgio De Matteis – cadranno tutti gli alibi». Fuori dalla polemica Monsignor Giovanni D’Ercole ha osservato che la ricostruzione «è qualcosa di più, di più vasto e più umano. Alla Rai chiedo l’attenzione per i piccoli segni». Il coordinatore dei sindaci Emilio Nusca ha approfittato della platea per auspicare «che il governo sappia tener conto delle nostre esigenze e farle proprie». Aldo Mancurti da tecnico ha sottolineato che ci si deve aspettare una ricostruzione in tempi rapidi che rispetti le preesistenze. «Noi siamo il popolo della ricostruzione, tuttavia è stato esportato un modello che non ci appartiene», secondo il presidente Ance Gianni Frattale, mentre Fabio Spinosa Pingue di Confindustria ha posto l’accento sul fatto che le fabbriche aquilane erano terremotate già prima del 6 aprile. «Stiamo cercando di trasformare questo terremoto in opportunità».
A.Cal.