
Appello accorato di Vittorio Sgarbi al Presidente del Consiglio Mario Monti, al ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca e a quello per i Beni e le Attività Culturali Lorenzo Ornaghi perché salvaguardino i piccoli borghi dell’Abruzzo danneggiati dal terremoto.
«Nella ricostruzione dopo il terremoto in Abruzzo – rileva il critico d’arte – oltre ai ritardi da recuperare, non si può consentire che i piccoli borghi dei paesi intorno a L’Aquila, destinati all’abbandono, siano definitivamente condannati dalla norma che prevede sussidi soltanto per le prime case».
«Tra le seconde case – osserva Sgarbi, in visita nelle zone terremotate – vi sono palazzi, ville, edifici monumentali dei piccoli centri, assolutamente preziosi, che rientrano in una ipotesi di sviluppo dimostrata, in un centro minore, da Santo Stefano di Sessanio».
«E’ colpa grave, oltre che una inaccettabile distrazione – avverte Sgarbi – non far rientrare (in quanto ascritti alla categoria delle “seconde case”) edifici storici e monumentali, tanto più preziosi se minori, nella ricostruzione e nel risarcimento di valori oltre che materiali spirituali. Il provvedimento che il Governo si accinge a varare non deve trascurare queste realtà».
SECONDE CASE CRATERE, ANCE: URGE CENSIMENTO – «Occorre un censimento puntuale delle seconde case nei Comuni del cratere a cominciare da quello dell’Aquila». La proposta arriva dal presidente provinciale dell’Associazione costruttori dell’Aquila, Gianni Frattale, il quale sottolinea che è un’indicazione che «dovrebbe essere contenuta all’interno dei piani di ricostruzione». A oggi non c’è una normativa puntuale su questo argomento, di cui invece si parla molto perché le seconde case degli altri 56 Comuni oltre a quello del capoluogo rischiano di rimanere sprovviste. Qualche sindaco autonomamente ha stabilito una propria normativa, mentre per quanto riguarda L’Aquila il ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca, autore del nuovo e contestatissimo emendamento al decreto crescita,, ha detto che le seconde case «sono l’un per cento nel centro storico». «Facciamo un censimento per capire quanto ci vuole per le seconde case in ogni comune, a quel punto sapremo di cosa stiamo parlando», conclude Frattale.