Anci Abruzzo: ‘Piccoli Comuni devastati’

12 luglio 2012 | 11:52
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Anci Abruzzo: ‘Piccoli Comuni devastati’

«Credo che la presidenza dell’Anci nazionale non possa non porsi il problema di ciò che si vorrà fare dell’Italia a seguito delle sistematiche devastazioni che si stanno mettendo in atto nei confronti dei piccoli Comuni e dei Comuni abruzzesi in particolare». A sottolinearlo è Antonio Centi (Anci Abruzzo), facendo riferimento alle recenti stangate che si sono abbattute nei Comuni.

In particolare l’Anci Abruzzo si riferisce all’annuncio di ieri «dell’assessore regionale alla Protezione Civile Gianfranco Giuliante che ha comunicato che a fronte di ventidue milioni di euro di danni prodotti dalla nevicata di febbraio, pur in presenza di autorizzazione alla predetta spesa da parte del Ministero degli Interni, i Comuni abruzzesi ne riceveranno forse, solo qualche centinaia di migliaia di euro e ciò porterà al sicuro dissesto di decine e decine di amministrazioni comunali»; al fatto che «in Abruzzo saranno chiusi 73 uffici postali nei piccoli Comuni e ciò dopo le altre chiusure già effettuate lo scorso anno ed anche il precedente» e infine al maxi provvedimento economico del ministro Passera che «esclude per i centri storici dei Comuni terremotati dell’Abruzzo, al di fuori di L’Aquila centro, il finanziamento dei restauri post sisma riferibili alle cosiddette seconde case, ovvero della quasi totalità delle case danneggiate nei predetti Comuni che successivamente al terremoto del 2009 nessuna Autorità aveva escluso dalle ipotesi di finanziabilità degli interventi di restauro».

«Non si può pensare – commenta Centi – che il disavanzo di bilancio nazionale, l’interferenza dei mercati finanziari mondiali, lo spread e quant’altro, possano legittimare la sostanziale cancellazione dell’identità nazionale poggiata in grandissima parte sui profili dei territori interni, delle comunità locali e dei piccoli Comuni. Credo che la presidenza dell’Anci Nazionale, oltre le positive azioni messe in campo di volta in volta a tutela dei piccoli Comuni, debba a questo punto porre al Governo un problema di fondo: Cosa si vuole che diventi l’italia?».

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