
«Il modo in cui il Governo Monti intende impostare la complessa ricostruzione dell’Aquila suscita alcune legittime perplessità». A sostenerlo è l’associazione Policentrica onlus.
«Infatti – argomenta l’associazione in una nota – il decreto emanato dal ministro Barca sembra voler ignorare che fin dalle sue origini tardo-medievali L’Aquila si configura come una città-territorio nata dal contributo di un centinaio di centri minori desiderosi di dotarsi di un mercato comune e di una autonomia comunale. Per un paio di secoli la grandezza dell’Aquila si è giocata proprio sul nesso intus-extra che legava l’urbs nova alle civitates fondatrici, come testimonia la perfetta corrispondenza tra insediamenti e toponimi intra moenia ed extra moenia. Si trattava di un modello urbanistico multipolare calato in un territorio dalle alte qualità ambientali che si rappresentava in un grande centro, non antagonista ma di unione sinergica delle diversità. Dalla dominazione spagnola del XV secolo fino all’età contemporanea, gran parte dei problemi dell’Aquila sono nati proprio dall’alterazione di quell’equilibrio originario, in favore di una visione urbana di tipo monocentrico, non più funzionale al territorio, con una irreversibile marginalità socio-economica dei centri minori».
«Le scelte attuali del Governo – prosegue l’associazione – se da un lato riportano l’attenzione sulla ricostruzione della città storica[/b, imprescindibile e per troppo tempo rimandata, dall’altro, concentrando gli interventi pubblici dentro le mura, rischiano di segnare la definitiva rottura dell’antico equilibrio territoriale, perdendo l’occasione di una robusta riqualificazione delle periferie periurbane e di un rilancio dei borghi minori i quali, nonostante le loro enormi potenzialità economiche, appaiono esclusi anche a lungo termine dalla rinascita post-sismica.