Legge Ricostruzione: ‘Emendamenti Mantini nota stonata’

«Il lavoro svolto dagli onorevoli Marcello De Angelis e Giovanni Lolli per migliorare il maxiemendamento Barca è la dimostrazione di quanto sia importante, soprattutto per la questione L’Aquila, l’unità di intenti e di azione». A sottolinearlo è il coordinatore provinciale del Pdl Alfonso Magliocco, rilevando che «nonostante la rigidità dell’attuale Governo si è riusciti a migliorare un test
o che tante giuste critiche aveva sollevato».
«Certamente – aggiunge Magliocco – c’è rammarico per non essere riusciti a fare di più e far passare tutti gli emendamenti proposti, in primis quello riguardante le seconde case non in aggregato dei centri storici delle frazioni e dei comuni e quello dell’estensione del de minimis a tutto il cratere, ma siamo certi che se tale unità rimarrà ferma si riuscirà nei prossimi mesi a portare a casa ulteriori risultati».
Secondo Magliocco l’unica «nota stonata» è rappresentata da «alcuni emendamenti presentati dall’onorevole Mantini (Udc) che oltre a non essere concordati con il territorio erano in antitesi con quanto emerso dai numerosi incontri che hanno visto coinvolti i sindaci del cratere e le altre istituzioni. Da una parte, infatti, si presentano, con la giustificazione che “chi è tecnico non puó fare politica” emendamenti ad personam come quello per eliminare le incompatibilità tra chi riveste cariche elettive e politiche e il ruolo di progettista, presidente di consorzio e di condominio, incompatibilità ritenuta da tutti auspicabile per evitare che fare politica possa comportare vantaggi a chi è tecnico e che accidentalmente riguarda un consigliere comunale Udc al Comune dell’Aquila, mentre dall’altro si cerca di penalizzare il territorio con il tentativo, miope, di abbassare la quota di riserva dei posti messi a concorso, quando la richiesta unanime è stata quella di salvaguardare il più possibile le professionalità che si sono costruite in questi tre anni».
MANTINI, ‘LA MIA RISPOSTA RISPOSTA’ – «Ho riscontrato alcune critiche del coordinatore aquilano del Pdl Magliocco nei confronti miei e dell’Udc sulla legge sul terremoto.
Voglio garbatamente precisare che il primo rilievo mosso è infondato perché con i parlamentari del tavolo tecnico sull’Abruzzo abbiamo sempre mantenuto la massima unità di azione. Abbiamo firmato emendamenti comuni e altri diversi nella formulazione ma quasi sempre convergenti nei contenuti.Ha ragione invece Magliocco quando mette in evidenza le nostre critiche solitarie sulla norma dell’incompatibilità di carica e sulla quella della riserva del 50% nelle assunzioni nei nuovi Uffici Speciali per la ricostruzione.La prima norma è incostituzionale e lo diciamo ad onor del vero e di tutti quelli che esercitano correttamente cariche politiche e amministrative all’Aquila (e non in favore di casi singoli)».
«Noi abbiamo proposto, per colpire i conflitti di interesse, l’incompatibilità di “funzione” ossia, ai sensi del testo unico degli enti locali n. 267 del 2000, l’obbligo di astenersi dalle attività di ufficio in tutti i casi in cui vi sia un interesse privato. Ben altra cosa è l’incompatibilità di “carica”, che viene istituita solo all’Aquila in via speciale, che prevede l’obbligo di dimissione da ruoli istituzionali e amministrativi per chiunque eserciti un’attività professionale connessa alla ricostruzione.
Obiettivamente è un po’ troppo: nell’epoca del governo dei tecnici tutti i tecnici eletti o nominati nelle amministrazioni aquilane sono chiamati a dimettersi o a smettere … “di essere tecnici” (e anche di lavorare per le rispettive famiglie). È una norma speciale, incostituzionale, vagamente ispirata da un giustizialismo superficiale, che penalizza L’Aquila e non combatte i conflitti di interesse che ben possono riproporsi per vie indirette.
Continueremo fino all’ultimo voto a batterci per la sua modifica.
Per quanto concerne la seconda norma il ragionamento è semplice, sebbene forse sconveniente, e dunque coraggioso: si può riservare una quota del 50% in un concorso selettivo e meritocratico, ad evidenza pubblica, per la costituzione di uffici tecnico professionali che dovranno dopo L’Aquila servire l’intero Paese, semplicemente a coloro che hanno svolto un anno di lavoro presso i comuni del “cratere”, magari su chiamata dei rispettivi sindaci?
Come si concilia la selezione per merito con il principio (politicamente conveniente) del “chi c’è c’è”?
Mi rendo ben conto che stiamo parlando spesso di amici e parenti e di ottime persone: ma allora perché non selezionare anche loro per merito?
Ci si riempie la bocca, nei giorni pari, delle parole competenza e merito, si tuona contro le caste e il clientelismo per poi tornare, nei giorni dispari, alle “assunzioni con riserva dei posti”?
In ogni caso, preciso a Magliocco e a quanti interessati, che per correggere questa distorsione che va solo a discapito dei giovani che non fondano il loro futuro sulle promesse dei politici, noi abbiamo proposto la semplice riduzione dal 50% al 30% di questa quota, lasciando dunque un ampio margine per assunzioni secondo criteri un po’ più di merito.
Se questi ultimi sono i nostri peccati, ci dichiariamo peccatori e non cerchiamo assoluzione. Da molto tempo ci battiamo con coerenza in parlamento per buone leggi per L’Aquila e i comuni colpiti dal terremoto.
Abbiamo sollecitato un clima di collaborazione politica, di professionalità, di un’adeguata cultura amministrativa. Torniamo a farlo anche in questa occasione.
La legge che ci apprestiamo a votare ha luci ed ombre. Non ci soddisfa per la mancata semplificazione urbanistico edilizia, la soluzione incerta delle seconde case e la scarsa chiarezza sulla direzione degli uffici speciali.
C’è ancora uno spazio, noi siamo per percorrerlo insieme».
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