
Quattro cardinali e due notai scalarono il monte Morrone, il 5 luglio del 1294, per portare all’Eremita Pietro Angelerio la notizia ufficiale della sua elezione al soglio pontificio. Una comunicazione affidata ad una preziosa pergamena munita di undici sigilli in cera rossa, per ogni cardinale elettore, che in realtà aveva il sapore di una supplica della chiesa all’eremita dopo 27 mesi di conclave a Perugia.
«La storia ci dice che i messaggeri della chiesa «si trovarono davanti un uomo santo, dal vestito e dalle membra logore, gli occhi scavati e gonfi dal pianto, la barba incolta e lo sguardo confuso. Il papa angelico si inginocchiò umilmente di fronte ai suoi ospiti». La preziosa pergamena conservata fino a qualche settimana fa nell’archivio segreto del Vaticano è stata selezionata insieme ad altri cento documenti di importanza mondiale per la mostra in corso presso i musei Capitolini dal titolo: “Lux in Arcana”.
La pergamena è stata scovata quasi per caso e con grande sorpresa dal giornalista e saggista Salvatore Santangelo che ha dato il via ad un coinvolgimento delle autorità culminato con l’incontro di oggi nella sala delle bandiere del Campidoglio del sindaco Gianni Alemanno e del collega aquilano Massimo Cialente. Alla presentazione del documento c’erano anche il prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, Monsignor Sergio Pagano, l’arcivescovo di L’Aquila, Monsignor Giuseppe Molinari, l’assessore alle Politiche Culturali di Roma Capitale, Dino Gasperini, il sovrintendente ai Beni Culturali di Roma Capitale, Umberto Broccoli, il presidente della Confartigianato Abruzzo, Angelo Taffo.
In via del tutto eccezionale il documento sarà esposto in occasione delle celebrazioni celestiniane, dal 27 al 29 agosto, alla Banca d’Italia per poi tornare nei musei capitolini fino a settembre e infine essere ricollocato al suo posto nell’archivio segreto. «Lusinga certamente l’orgoglio aquilano – ha spiegato lo studioso Salvatore Santangelo il fatto che quello di Celestino sia stato scelto fra altri manoscritti relativi a cento personaggi come Galileo, Mary Start, atti ufficiali relativi all’ordine dei templari e il processo, il processo a Giordano Bruno un documento di Michelangelo sulla fabbrica di San Pietro e altri ancora».
Si tratta dunque di una occasione unica per visionare la pergamena; ma il documento non sarà l’unica sorpresa della Perdonanza edizione 718. Il sindaco Massimo Cialente ha annunciato al Campidoglio che il 27 agosto potrebbero essere sbloccati i fondi per il restauro della basilica di Collemaggio. Un’altra buona notizia potrebbe essere comunicata sempre in piena Perdonanza dal presidente della Società Geografica Italiana, Franco Salvatori, il quale sta curando il dossier per l’istruttoria del riconoscimento della Perdonanza come bene immateriale protetto dall’Unesco. Il sindaco di Roma Gianni Alemammo è fra i primi sostenitori di questa candidatura. Il sindaco Massimo cialente ha sottolineato l’importanza del valore spirituale delle celebrazioni del Perdono sul quale è stato posto l’accento in occasione delle ultime edizioni.
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CONTESTO STORICO
Come si diceva quando l’eremita del Morrone ricevette il prezioso documento nel suo eremo eslcamo:«Chi sono io per farmi carico di un così grande peso, di così tanto potere? Io non sono in grado di salvare me stesso, come potrò salvare il mondo intero?». Con queste parole che sembravano già preludere a quello che Dante nella Divina Commedia, precisamente nel terzo Canto dell’Inferno, avrebbe definito «il gran rifiuto» Pietro del Morrone, il futuro Celestino V, reagì – narra il suo biografo – alla notizia della sua elezione a pontefice, perfezionata dopo un conclave lungo e sofferto, convocato e interrotto più volte.
La scelta del pio eremita giungeva dopo 27 mesi di vacanza della Sede Apostolica, quando finalmente gli undici cardinali elettori, riunitisi nella città di Perugia, riuscirono ad appianare i loro insanabili contrasti per convergere unanimi sul nome dell’ottuagenario Pietro, la cui fama di santità aveva ormai superato le montagne d’Abruzzo per riecheggiare con silente fragore tanto negli ambienti della Curia romana quanto nelle corti dei sovrani europei. Tra questi, Carlo II d’Angiò sembra aver avuto un ruolo determinante nell’incitare i cardinali ad eleggere un successore al soglio di Pietro, interessato com’era a riottenere dagli Aragonesi quella Sicilia che i Vespri Siciliani nel 1281 gli avevano sottratto, e che sarebbe tornata in suo possesso solo grazie alla mediazione del papa di Roma, nominalmente sovrano dell’Isola. La lettera che Pietro, prima della sua elezione, aveva inviato al cardinale Latino Malabranca, decano del Sacro Collegio, incitando i cardinali ad una condotta più onesta e coscienziosa del bene della Chiesa, e la successiva visione dello stesso cardinale Latino, carica di foschi presagi, avevano permesso di superare le aspirazioni personali, i contrasti dottrinali tra Francescani e Domenicani e l’eterna rivalità – interna anche al conclave – tra Colonna e Orsini. La crescente apprensione dei cardinali per la stabilità della Chiesa e dello Stato e la prospettiva di un pontificato breve avevano fatto il resto.
A.Cal.
CENTI, RECUPERATA CENTRALITA’ CELESTINO V
– «Sono convinto che se circa trent’anni fa il Comune dell’Aquila, Sindaco De Rubeis, non avesse recuperato il valore laico della Perdonanza oggi ben difficilmente la inestimabile Pergamena contenente la nomina ufficiale a Pontefice di Celestino V, figurerebbe tra i cento preziosi documenti degli archivi segreti del Vaticano visibili nei Musei Capitolini nella esposizione Lux in Arcana nè la nostra Città potrebbe godere nei giorni di fine mese della visione diretta della Pergamena sigillata da undici cardinali del tempo». Lo afferma in una nota l’ex sindaco dell’Aquila, Antonio Centi. «Quando nel 1994 – ricorda – ho avuto l’onore di presiedere al 700/mo anniversario di ricorrenza della bolla celestiniana, avrei difficilmente immaginato il recupero della centralità di Celestino V sino al punto di far considerare la Sua elezione a Papa tra i cento atti ufficiali più importanti della stessa Chiesa». «Sono lieto – prosegue l’ex primo cittadino – che l’amicizia tra la città di Roma e la città di L’Aquila ha potuto favorire tale evento storico per noi aquilani e mi auguro che tutti noi si possa passare qualche minuto in raccoglimento innanzi alla suddetta Pergamena assieme ai cittadini romani invitati nella nostra Citta’ dal Sindaco della Capitale».