
Cinquant’anni dopo la sua morte, gli uomini continuano a preferire le bionde. Anzi, la bionda Marilyn Monroe, icona della sensualità in grado di reggere l’avvento di 3D e HD e di riempire ancora gli occhi della sua bellezza.
Quando pose fine alla propria vita il 5 agosto del 1965, l’allora trentaseienne Marilyn non sapeva che sarebbe diventata una leggenda. Anzi, nelle interviste che rilasciava dichiarava che l’ammirazione intorno a lei era “passeggera”.
La grande festa per Marilyn si terrà, com’è ovvio, a Hollywood. A pochi passi dal Walk of Fame, il museo di Hollywood presenta quella che la direttrice, Donelle Dadigan, ha definito «la più grande esposizione del mondo» di foto e oggetti della vita privata di Marilyn, fin da quando, aveva ventuno anni, posava nuda e sotto il vero nome di Norma Jean Baker. Tra i ‘pezzi’ della mostra c’è anche quel luccicante vestito che indossò per rendersi memorabile agli occhi dei soldati impegnati nella Guerra di Corea nel 1954. A quel tempo, Marilyn aveva una relazione con Joe Di Maggio e il suo profumo preferito era quello di sempre, Chanel numero 5.
«Marilyn Monroe ha conquistato un’aura», spiega Goetz Grossmann, produttore esecutivo di “Blonde”, un film a lei dedicato. E aggiunge: «È un’icona. Non le si può sfuggire». Non lo hanno fatto, in questi anni, celebrità come Taylor Swift e Scarlett Johansson, i cui abiti bianchi e riccioli biondi riportano a mezzo secolo fa, o Megan Fox, che si è fatta tatuare il volto di Marilyn sull’avambraccio. O, ancora, Lindsay Lohan, di recente apparsa su Playboy nelle stesse pose di colei che nel 1953 ‘squarciò’ la copertina del magazine di Hugh Hefner. In tante hanno emulato Marilyn, cercando di raggiungere quel livello di sensualità.
Tra le poche a esservi riuscita, forse, una è Madonna. Si è inventata un altro nome, è diventata bionda, ha messo in piedi una propria formula di successo in grado di reggere l’impatto con lo star system. La differenza tra le due sta tutta qui: la prima era vulnerabile, l’altra ha il controllo della situazione. La prima è immortale. L’altra, si vedrà.
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