
L’indagine sulla morte di Massimiliano Giusti, l’alpinista aquilano di 37 anni, avvenuta lo scorso inverno precipitando in un crepaccio del Gran Sasso, fa un passo avanti.
E’ morto «per insufficienza cardio-respiratoria acuta da emorragia», si legge oggi su “Il Messaggero” che riferisce quanto sostiene la consulenza tecnica medico-legale del dottor Cristian D’Ovidio dell’Università D’Annunzio. Per il consulente le lesioni riportate da Giusti sono «riconducibili agli effetti di una precipitazione da grande altezza» con «primitivo interessamento traumatico cefalo-toracico». Infine D’Ovidio conclude sostenendo la natura «accidentale» della morte dell’escursionista. Il deposito della consulenza consente ora al pm di poter chiudere le indagini preliminari.
Sul registro degli indagati, per il reato di omicidio colposo, è iscritto l’uomo che era con Massimiliano Giusti durante l’escursione in montagna, Paolo Scimia, anche lui dell’Aquila, riuscito miracolosamente a salvarsi dalla bufera in atto e a dare l’allarme.
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