
Il Consiglio degli Ordini Forensi d’Abruzzo, visto il decreto legislativo con il quale il Governo dispone la soppressione di 31 Tribunali, tra i quali i Tribunali di Lanciano, Vasto, Avezzano e Sulmona, 31 Procure e 220 sezioni distaccate di Tribunale, tra le quali Ortona, Giulianova, Atri, San Valentino in Abruzzo Citeriore, Penne e Atessa, con contestuale assegnazione dei Magistrati, del Personale Amministrativo e del Personale di Polizia Giudiziaria ai Tribunali di L’Aquila, Chieti, Pescara e Teramo evidenzia, in una nota, che «il Governo, con atto di cieca ed abnorme determinazione e nel disprezzo assoluto del dettato Costituzionale e della volontà parlamentare, si è discostato dai principi di buona e giusta amministrazione che sempre devono regolare la vita di uno Stato democratico e moderno e si è discostato altresì dai principi, altrettanto ragionevoli e non seriamente revocabili in dubbio, che avevano ispirato l’emendamento contenuto nel così detto decreto milleproroghe, il quale, come è noto, aveva disposto il rinvio di tre anni, per le Provincie di L’Aquila e di Chieti, dell’esercizio della delega in materia di revisione delle circoscrizioni giudiziarie».
«Il Governo, infatti – prosegue la nota – con l’adozione di tagli lineari ed immotivati, ha determinato una lacerazione ulteriore del tessuto sociale e democratico ed ha rinunciato all’esercizio di una funzione di garante del diritto insopprimibile di tutti i cittadini ad una giustizia di prossimità. Il comportamento del Governo, per questi motivi – sostiene il Consiglio degli Ordini forensi d’Abruzzo – non può essere condiviso o soltanto tollerato. Su queste premesse, gli Ordini Forensi Abruzzesi, rinnovano l’impegno ed il sostegno volto alla declaratoria di illegittimità costituzionale del decreto di soppressione degli Uffici Giudiziari di prossimità ed in particolare dei Tribunali Abruzzesi ed alla raccolta delle firme per la proposta di iniziativa popolare per la riforma della geografia giudiziaria».
Gli Ordini forensi «invitano, ancora una volta, i Parlamentari, il Presidente della Regione, i Consiglieri Regionali, i Presidenti delle Provincie, i Consiglieri Provinciali, i Sindaci, le forze politiche sociali e sindacali, ad assumere ogni iniziativa opportuna e necessaria affinché sia rispettata la volontà parlamentare ed il diritto dei territori ad una giustizia di prossimità, celere ed economica».
SINDACI PRONTI A PORTARE IN GOVERNO IN TRIBUNALE – Sindaci abruzzesi pronti a portare il Governo Monti in Tribunale per salvare i presidi della legalità dei Comuni di Avezzano, Vasto, Lanciano e Sulmona. I 4 primi cittadini affilano le armi per portare fino in fondo la battaglia contro «un’ingiustizia inaccettabile». Il summit in Municipio ad Avezzano consolida il patto di solidarietà tra i 4 Comuni espropriati dei Tribunali e fissa le linee guida mirate a ottenere il rispetto di un principio ritenuto inderogabile: «Le leggi del Parlamento Italiano – tuonano i sindaci Giovanni Di Pangrazio, Luciano Lapenna, Mario Pupillo ed Enea Di Ianni (vice sindaco di Fabio Federico) – vanno rispettate da tutti, in particolare dal Governo che, in spregio alle indicazioni delle Commissioni giustizia di Camera e Senato, ha adottato un provvedimento assurdo nei confronti di un popolo straziato dal terremoto che rischia di restare solo nella lotta contro la criminalità organizzata sempre più aggressiva. Noi non ci stiamo, attueremo tutte le opzioni possibili per far arrivare quell’atto, fortemente viziato da un eccesso di delega, davanti alla Corte Costituzionale». I sindaci chiamano in campo anche il presidente della Regione, Gianni Chiodi, «affinché faccia sentire la sua voce e sostenga la battaglia in difesa dei presidi della legalità di 4 territori che rappresentano la metà dell’Abruzzo, una delle Regioni italiane più penalizzate dal riordino con 4 tribunali chiusi su 8».
Modalità e tempi della battaglia per la salvaguardia dei tribunali (che ha ottenuto l’autorevole supporto delle Commissioni giustizia di Camera e Senato e del Consiglio Superiore della Magistratura tutti schierati per il rinvio) saranno decisi, in stretto raccordo con gli ordini degli avvocati e i rappresentanti istituzionali, appena sarà pubblicato il testo integrale con i decreti attuativi. «I margini per cancellare quell’evidente forzatura del Ministro Severino – concludono i primi cittadini – che mortifica il ruolo degli eletti del popolo e segue un modello sbagliato, quello delle interpretazioni delle leggi in base ai propri voleri e non al diritto, ci sono».