Bonanni, non solo Warhol

20 agosto 2012 | 15:26
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Bonanni, non solo Warhol

C’è la Pop Art, c’è Andy Warhol, c’è l’espressionismo e forse anche un po’ di Picasso nelle “magiche” tavole di compensato di Vincenzo Bonanni. L’umile materiale, grazie alla immaginazione creatrice del giovane artista aquilano, riceve nuova vita e conquista l’immortalità. Quindici delle migliori opere di Bonanni saranno esposte nella mostra dal titolo “Solitudini/loneliness” a palazzo Valentini in via dell’Arcivescovado nei pressi di Piazza Duomo. Vernissage il 24 agosto alle 18. La mostra resterà aperta fino al 30 settembre. Il suo è un percorso attraverso la solitudine umana, non solo quella connotata drammaticamente, ma anche quella particolare condizione cercata dall’artista, necessaria perchè fonte di ispirazione creatrice. Una solitudine straniante grazie alla quale è possibile vedere il mondo con occhi diversi. Talvolta lo stato d’animo prende forma e viene rappresentato dai volti e dalle diverse storie di vita di personaggi come Beethoven, Oriana Fallaci e Patty Pravo, ma sono state soprattutto le esistenze di Alda Merini e Pier Paolo Pasolini a ispirare l’artista nel suo percorso. «Conosco Vincenzo da molto tempo – ha affermato l’assessore comunale alla Cultura Stefania Pezzopane nel corso della conferenza stampa di presentazione – è un artista molto bravo che lavora con passione e merita l’attenzione del pubblico, non solo di quello aquilano».

A caratterizzare l’esposizione di Bonanni è la contaminazione di vari generi, dalla letteratura al teatro, fino alla musica, con la presenza del maestro Fabrizio De Melis il giorno dell’inaugurazione. Presente alla conferenza stampa, oltre la curatrice della mostra Benedetta Donato, anche Innocenzo Chiacchio, vice presidente del Teatro stabile d’Abruzzo che ha sostenuto l’iniziativa. Un giovane talento che rende orgoglioso i suoi concittadini. Si pensi che una delle sue opere è stata battuta in una asta londinese (Bloomsbury). Vincente e originale risulta la soluzione materica adottata dal’artista attraverso l’inserzione di garze, catene e perfino un microchip. In alcune opere l’effetto di caos solo apparente è frutto di una meticolosa ricerca.

A.Cal.