
di Valter Marcone
Torno allora a quella sera chiara
che arrossava appena le strade
e la casa dove venivo a rintracciare
la speranza.
Quella casa ora abitata solo da gatti
e dalla sua solitudine bambina
è un mare dove vado a parlare
da solo con una voce spossessata
da una dolcezza come di strega,
di gatto in amore, di palpebre stanche.
Torno a cercare come un autunno
saccheggiato,quell’aria che fruscia
di comune vecchiezza, vecchia casa,
di calcinacci d’anime, caduti
in polvere
e tutto mi commuove da solo
quando lascio intatte le cose da un nome
per poi tornare ancora
a chiamarle.
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