Ipab: ‘Riforma al palo’

25 agosto 2012 | 11:18
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Ipab: ‘Riforma al palo’

«E’ passato più di un anno dall’entrata in vigore della legge di riforma delle Ipab, ma al di là delle polemiche sulle prebende che la Giunta voleva riconoscere ai consigli di amministrazione, nulla è stato fatto». A denunciarlo è il consigliere regionale Cesare D’Alessandro (IdV).

«Come avviene per la stragrande maggioranza delle “epocali” riforme annunciate da Chiodi – aggiunge D’Alessandro – anche in questo caso la montagna partorisce il classico topolino, anzi, visto che di risultati non c’è nemmeno l’ombra, potremmo parlare di gravidanza isterica. Infatti, sono stati abbondantemente superati i termini fissati dalla legge (la numero 17 del giugno 2011), ma nulla è stato ancora fatto per dare attuazione alla riforma, sbandierata ai quattro venti da Chiodi e Gatti».

«Finora – spiega il consigliere regionale – sono stati nominati dalla Giunta regionale, ma ormai da oltre un anno, soltanto gli organismi straordinari a cui spetta il compito di gestire la fase transitoria e che, secondo le intenzioni di Chiodi e della sua Giunta, avrebbero dovuto percepire sostanziose indennità. Si tratta di organismi che nel tempo di un anno, come previsto dalla legge, avrebbero dovuto gestire e concludere i passaggi della riforma. Così non è stato. I tempi sono e saranno addirittura biblici. Il dubbio è che la riforma delle Ipab, come per i numerosissimi commissariamenti avviati con la scusa delle riforme, sia stata soltanto un mezzo per gestire in forma diretta le clientele sul territorio. Ma le riforme vere, quelle che vogliono i cittadini, rimangono sulla carta. Se non fosse intervenuta la sentenza della Corte Costituzionale, a giugno di quest’anno, ci troveremmo a pagare laute indennità ai componenti degli organismi straordinari nominati dalla Giunta regionale. Anche perché Chiodi – conclude D’Alessandro – piuttosto che accogliere i rilievi di incostituzionalità ed eliminare subito le indennità, ha preferito attendere la sentenza della Corte Costituzionale, sperando che gli fosse favorevole e potesse così pagare i compensi. Al contrario, quando si è trattato di togliere gli aiuti ai nefropatici e ai malati oncologici, ha voluto farlo in fretta e furia, senza neanche tentare di contrattare con il Governo una diversa soluzione».