
di Roberta Villacroce*
Il 26 agosto scorso mi è stato segnalato un articolo comparso il giorno stesso sul sito internet del Capoluogo.it intitolato “Perdonanza, la ami o la odi”, dedicato alle manifestazioni che hanno aperto la Perdonanza aquilana 2012.
Sia nell’occhiello che nell’introduzione dell’articolo vengono menzionate due ‘scuciture’: la sporcizia lasciata a Collemaggio dopo il concerto dei Subsonica e la Danza del ventre presentata a Piazza San Bernardino nella serata di apertura, il 23 agosto.
Bene, sono l’insegnante e coreografa, nonché danzatrice io stessa, del gruppo che ha portato lo spettacolo “incriminato” e il modo in cui siamo state trattate nell’articolo mi indigna molto. E’ dal 2008 che gli Uomini d’Arme ci invitano a partecipare al loro bellissimo borgo medievale all’interno del quale si esibiscono artisti validi in diverse specialità, oltre ai combattenti e agli arcieri, e abbiamo sempre ricevuto consensi sia da parte degli organizzatori che da parte del pubblico. Lo scorso 3 agosto siamo state ospiti nella rievocazione di un banchetto all’interno della Giostra Cavalleresca di Sulmona e anche in quella occasione abbiamo ricevuto giudizi molto positivi. Mai nessuno prima d’ora ci ha considerate una “scucitura” e soprattutto MAI siamo state accostate all’immondizia lasciata a terra dopo un concerto.
Mi si può giustamente obiettare che un personaggio pubblico deve aspettarsi prima o poi una critica e anche accettarla, se davvero è un artista . . . qui viene il bello: se quanto scritto fosse stata una recensione artistica, con un giudizio di valore sull’esibizione, lo avremmo accettato tranquillamente, anzi, sarebbe stato un incentivo per migliorarci e cercare di incontrare meglio i gusti del pubblico. Il punto è che non c’è stato niente di tutto questo; la giornalista probabilmente poco attenta in materia di danza, spettacolo e storia dello spettacolo non ha fornito motivazioni di alcun tipo al suo impietoso giudizio. Siamo state definite una “scucitura” così come l’immondizia a Collemaggio. Perché?
Non c’entriamo niente con l’aspetto religioso? Ottimo, e allora le altre manifestazioni come ad esempio i concerti di musica leggera, gli spettacoli delle altre scuole di danza, le rappresentazioni teatrali, nonché la discoteca al Parco del Sole sono attinenti con le celebrazioni religiose?
Non c’entriamo niente con il contesto storico? Questo è inesatto, come andrò a dimostrare fornendo alcune brevi testimonianze storiche. Le danze di matrice gitana e araba erano conosciute già in epoca romana come ci racconta, ad esempio, Marziale, poeta latino che delle ballerine di Cadice scriveva: “Vibrant sine fine… lascivos docili tremore lumbos” (“…facevano vibrare ininterrottamente i fianchi voluttuosi con un tremore studiato”). Per essere più attinenti al Medioevo, nel libro del professor Alessandro Pontremoli, Storia della danza dal medioevo ai nostri giorni (Le Lettere, Firenze 2003), leggiamo che ‘…durante il corso di tutto il Medioevo poi, in Europa, ebbe notevole fortuna la cosiddetta Danza di Salomé, interpretata probabilmente da “esperte giullaresse” o da ballerine provenienti dal vicino oriente>’ le quali si esibivano in una danza costituita prevalentemente da ‘movimenti sinuosi e ardite torsioni del corpo’.
Alla corte di Federico II, a cui generalmente si attribuisce il Diploma di fondazione della nostra città, non mancavano eunuchi e danzatrici arabe (Hubert Houben, Il rispetto interetnico e interreligioso da Ruggero II a Federico II in www.stupormundi.it).
Le fonti ci sono, e non potrebbe essere diversamente visto che il gruppo di rievocazione che ci ospita, così come tutti gli altri, ha alle spalle in primo luogo la ricerca storica e non commetterebbe il grossolano errore di presentare un’esibizione poco attinente.
La giornalista che ci ha definite una “scucitura” evidentemente non era presente al nostro spettacolo, oppure non è stata attenta alla sua organizzazione perché in caso contrario avrebbe notato la scelta coreografica e costumistica che ha caratterizzato le nostre due uscite: nella prima, che ha seguito il suggestivo spettacolo del mangiafuoco, abbiamo presentato coreografie di stile più popolare, più adatto alle piazze diciamo, fondendo la tradizione delle danzatrici gitane con suggestioni provenienti dalle danze e dalle musiche balcaniche. Nella seconda uscita, anticipata dai combattimenti degli uomini d’arme, ci siamo esibite in coreografie classiche, quindi destinate al pubblico delle corti, con abiti di scena molto eleganti e raffinati.
Dietro ogni scelta c’è stata una ricerca che abbraccia il contesto storico-sociale e chiunque si fosse fermato a chiedere avrebbe ricevuto tutte le dovute spiegazioni: come il maestro d’armi ha illustrato le tecniche di combattimento e le particolarità delle armi, così avrei spiegato gli stili di danza e le motivazioni delle mie scelte coreografiche.
Queste sono le motivazioni tecniche che ci hanno portato alla Perdonanza, ma l’arte non è solo tecnica o giustificazione filologica e storica: c’è anche il cuore, anzi, soprattutto il cuore ed è questa la nostra vera spinta, visto che non partecipiamo per ragioni economiche, di pubblicità o altro.
Siamo aquilane, amiamo la nostra città ferita ed ogni anno per me è un ONORE essere invitata con il mio gruppo a partecipare alla Perdonanza con quello che posso offrire per dare un contributo, anche se piccolo, alla manifestazione.
Ho la mia danza che approfondisco e insegno con passione, impegno e studio tecnico, questo ho da offrire, così come le meravigliose ballerine con le quali ho la fortuna di condividere questa esperienza. Quando ci prepariamo ed alleniamo abbiamo sempre il pensiero rivolto allo spettacolo con il quale potremmo partecipare alla Perdonanza, ci miglioriamo in continuazione per essere all’altezza del Borgo che ci ospita e per offrire uno spettacolo ogni volta nuovo e bello al pubblico che, sempre, tutti gli anni, ci accoglie e ci applaude con calore.
Quando mi esibisco in altre località da sola o con il gruppo, portando fuori il nome della nostra città, non è infrequente che dopo lo spettacolo le persone mi fermino per chiedermi “Come va lì?” augurandomi con gli occhi lucidi tutto il meglio per L’Aquila.
Allora, siamo ancora una “scucitura”?
Prima di porre nella stessa categoria uno spettacolo e la sporcizia bisognerebbe riflettere, se davvero si è dei professionisti. Mi sento veramente offesa ed indignata e aggiungo che se non la si smette di criticare sempre ogni cosa che si fa, specialmente se in buona fede e con il cuore, questa città non potrà mai ripartire. Non dimentichiamo, inoltre, che L’Aquila pullula di artisti validi nelle varie discipline che possono dare tanto alla città, e la vera scucitura (senza virgolette) è la poca attenzione che si offre a queste ottime risorse interne unita alle critiche che vengono loro rivolte invece dei giusti incoraggiamenti.
Ringrazio tutte le persone che ci sono state vicine manifestandoci la loro approvazione ed il loro affetto, e ringrazio anche il Direttore del Capoluogo.it per avermi dato la possibilità di replicare all’articolo comparso sul sito.
*lettrice