
di Oreste Luciani*
Il Cardinale Martini è morto circa un’ora fa in una clinica di Milano ove era ricoverato per l’aggravarsi del male che lo ha portato alla fine.
Aveva 85 anni, gesuita fin da 17 anni, ha intrapreso una carriera ecclesiastica molto intensa che lo ha portato a ricoprire cariche accademiche di importanza notevole. Presidente del Pontificio Istituto Biblico ha dato un eccellente impulso allo studio della “parola“ nella Sacra Scrittura, avviando una serie di ricerche sul significato del lessico scritturistico relazionato alle conoscenze ed alla percezione dei contenuti attuali del progetto biblico. Autore di innumerevoli pubblicazioni in merito riportate dalla stampa mondiale.
Fu Arcivescovo di Milano in un momento di trasformazione della Chiesa e mai ha messo in dubbio le risultanze del Concilio Vaticano II nonostante da più parti della Chiesa e non si tentasse di porre mano ad una revisione dei dettami conciliari.
Secondo il suo insegnamento la Chiesa è popolo e preghiera allo stesso tempo, è lode a Dio ma anche sacrificio in cui ogni essere umano dovrà cercare e dare una parte di sé a chi soffre, ai disoccupati, ai giovani in difficoltà, alla cultura spesso senza punti di riferimento.
Per chi lo ha conosciuto ha lasciato un segno di stabilità e di forza non solo organizzativa ma anche nelle idee.
Lasciata la sede di Milano si era ritirato fino al 2008 a Gerusalemme proprio come San Girolamo, per perfezionare ed attingere maggiore conoscenza del testo della Sacra Scrittura ed introiettare la presenza della vita del suo Maestro che ancora è scolpito nelle strade e nei luoghi sacri e non che ne testimoniano l’umano cammino.
*lettore
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