
La domanda che non trova fino a oggi una risposta è perché si è giunti in “zona Cesarini” alla sottoscrizione dell’Intesa.
«E’ un peccato, si poteva fare prima, ci siamo sempre spesi per questo, alla fine ce l’abbiamo fatta». L’assessore alla Ricostruzione Pietro di Stefano non lo dice, ma lascia intendere che qualcuno dovrà spiegare la ragione di questi ritardi all’Italia, prima di addentrarsi negli aspetti tecnici della normativa.
In primo luogo la tempistica per la presentazione dei progetti: si tratta di 180 giorni e di 240 per progettazioni di maggiore complessità, ma il cronometro ha cominciato già a correre dalla data di adozione del piano di Ricostruzione da parte del consiglio comunale il 9 febbraio scorso, quindi il termine sarebbe sostanzialmente scaduto. E allora? Di Stefano sottolinea che non si tratta di termini perentori, ma ordinatori. L’importante è cominciare a lavorare subito ai progetti.
Circa le priorità di esame dei progetti e apertura dei cantieri, l’assessore pur considerando l’asse centrale, spiega che è opportuno cominciare per comparti funzionali in modo tale da poter restituire subito alla città un quartiere completamente riqualificati. Di qui il consiglio ai proprietari di abitazioni di un unico quartiere o comparto di coordinarsi per presentare più o meno contemporaneamente i progetti. In questo modo tutto il lavoro potrebbe essere semplificato anche in relazione all’apertura dei cantieri che potrebbero avere, ad esempio, una gru in condominio.
Idem per quanto riguarda la viabilità.
É ovvio secondo l’assessore premiare chi dimostra di essere più veloce. Di Stefano crede che sarà possibile restituire a breve il quadrilatero che va da Santa Maria di Farfa, piazza San Bernardino, via Castello e corso stretto visto che molti cantieri in queste aree sono già partiti.
La Provincia entra in scena in presenza di programmi unitari o piani di recupero urbano che prevedono varianti al piano regolatore vigente. La prossima settimana sarà sottoposto al presidente del Corvo già il programma relativo alla frazione di Onna.
Pochi gli interventi nel centro storico invece almeno fino a oggi inseriti nei piani di recupero urbano già stabiliti: «si tratta di via XX settembre dietro alla vecchia sede dell’Anas – ricorda Di Stefano – via santa Croce, la zona di Porta Leone che comprende i palazzi ex Incis, e una piccola porzione di Santa Maria di Farfa. Ma il discorso non è chiuso – sottolinea l’assessore – l’amministrazione è pronta ad accogliere e valutare tutte le proposte che dovessero giungere in questo periodo dai privati in relazione a miglioramento e riqualificazione di altre parti della città».
L’orientamento dell’amministrazione è quello di promuovere la conservazione di immobili che pur non essendo vincolati sono di importanza storica (in questo caso fondi aggiuntivi arriveranno dalla valenza paesaggistica prevista enlla legge 77); sarà incentivata invece la sostituzione di immobili costruiti dopo il 1950 sempreché l’iniziativa venga dal proprietario.
Il must ora è fare i progetti. E subito. In occasione della sottoscrizione dell’Intesa il sindaco Massimo Cialente ha espresso timore che possa crearsi una pericolosa situazione di [i]deja vu[/i], vedi abitazioni B ed E. Del resto presentare i progetti è possibile da subito visto che la filiera resterà in carica fino a dicembre. Intanto nel decreto semplificazioni sarà inserita una nuova modalità tesa a velocizzare l’esame degli elaborati, il sistema parametrico grazie al quale gli stessi progettisti compilando una scheda avranno una definizione del contributo che comprenderà tutte le quote aggiuntive delle quali tenere cono per la valutazione del progetto. A.Cal.