‘Manca il rispetto dell’immagine della donna’

5 settembre 2012 | 14:55
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‘Manca il rispetto dell’immagine della donna’

di Laura Tinari

Ricordo bene quando a fine 2010 si discuteva del recepimento da parte della Regione Abruzzo della risoluzione del Parlamento europeo del 3 settembre 2008 sull’impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini (2008/2038) e della possibilità di partecipare anche ad un premio nazionale proprio sull’argomento.

Ricordo un incontro a Pescara a cui hanno partecipato insieme all’assessore regionale alle Pari opportunità, Federica Carpineta, i quattro assessori provinciali competenti e al quale mi era stato chiesto di essere presente per dare il mio contributo nel riportare poi i contenuti decisi a livello regionale nella provincia di L’Aquila.

Oggi mi trovo, invece, a dover costatare che non solo quel provvedimento preso dalla Giunta e dal Consiglio regionale non sia conosciuto dai più, e mi riferisco soprattutto agli addetti ai lavori, dunque le agenzie pubblicitarie, ma ancor più gravemente che da noi manca la cultura del rispetto dell’immagine della donna.

Da donna, che da tempo si occupa del tema delle pari opportunità e che per di più lavora nel campo della comunicazione, mi sento di intervenire sulla questione suscitata dalla consigliera regionale Marinella Sclocco in merito ad un annuncio pubblicitario uscito nei giorni scorsi che ripropone lo stereotipo ormai comune della “donna disponibile”.

È la seconda volta che in pochi mesi si verifica questa spiacevole situazione: già tempo fa un altro messaggio dello stesso tenore, legato ad una casa vinicola abruzzese, aveva fatto il giro del web. Dunque, mi chiedo: quanto questi continui accostamenti tra un prodotto, di qualsiasi tipo sia, e il corpo femminile facciano vendere di più, soprattutto considerato che sono le donne ad orientare l’80% dei consumi delle famiglie?

Purtroppo oggi siamo troppo abituati a questo genere di immagini, tanto che per molti utenti è ormai “normale” vedere tali pubblicità, che creano stereotipi e che ledono la dignità della donna. Ho sempre sostenuto che il problema della parità di genere sia innanzitutto di carattere culturale e quale strumento più della comunicazione, della televisione o di un annuncio pubblicitario concorre maggiormente alla formazione della cultura di una società? Inizio a pensare che forse gli abruzzesi andrebbero un po’ “rieducati” al rispetto della persona e alla moralità nella vita pubblica.

Suggerisco, dunque, che nei prossimi corsi di formazione organizzati a qualsiasi livello sul tema del marketing e della comunicazione siano inserite anche nozioni sul tema del rispetto dell’immagine femminile, contenuti che sappiano dare una lettura moderna e più corrispondente al ruolo della donna nella vita reale. Chiedo al Corecom Abruzzo e al suo presidente Filippo Lucci, che sul tema ha già mostrato una certa sensibilità, di vigilare sul rispetto di regole che, non solo sono date dall’Europa e dal nostro ordinamento, ma che dovrebbero essere dettate dal buon senso che alberga in ognuno di noi.

CORECOM ABRUZZO; USO IMMAGINI DONNE: NESSUNA COMPETENZA SU CARTELLONISTICA PUBBLICITARIA – «Il Comitato regionale per le comunicazioni Abruzzo non ha alcuna competenza di vigilanza e controllo sulla cartellonistica pubblicitaria. Tuttavia, proprio in questi anni, ha realizzato dei progetti di comunicazione mirata ed integrata, finalizzata a sensibilizzare sul piano qualitativo, in particolare, il sistema della comunicazione in generale». Lo precisa il Presidente del Corecom Abruzzo, Filippo Lucci, che interviene in merito a alcune notizie di stampa che avrebbero segnalato la presenza di un cartellone pubblicitario commerciale nel quale verrebbe promossa l’attività di una ditta attraverso l’uso non dignitoso dell’immagine della donna. «A tal riguardo – sottolinea ancora il Presidente Lucci – il 15 giugno 2011 si è svolto un importante convegno sulle “Donne in TV tra stereotipi e pregiudizi” nel quale sono stati coinvolti nomi noti femminili del panorama dell’informazione e della politica regionale. Altre iniziative sono state intraprese affinché le stesse emittenti rispettassero i codici di Autoregolamentazione. Preme ricordare che il Coordinamento Nazionale dei Co.Re.Com., inoltre, ha sostenuto l’iniziativa promossa dalla dott.ssa Gabriella Cims che si è fatta promotrice della campagna “Appello Donne e Media”.Il Co.Re.Com. Abruzzo – ha concluso il Presidente Lucci – offre la totale disponibilità al Consiglio regionale e all’intera comunità abruzzese affinché siano attivate iniziative mirate a tutelare l’immagine e la dignità della donna».

CARPINETA: NO A STRUMENTALIZZAZIONE CORPO DONNA – «La diffusione in questi giorni di una campagna pubblicitaria che utilizza il corpo di una donna con un messaggio equivoco per presentare invece un prodotto commerciale è un fatto assolutamente deprecabile: il messaggio e la sua presentazione vanno condannati e segnalati come indegni della civiltà del popolo abruzzese. Purtroppo questo modo di far pubblicità è un vizio culturale che tarda a morire, alimentato com’è dalla furbizia di chi sa che le reazioni sono volute perché amplificano il proprio messaggio e, quindi, la visibilità del proprio marchio commerciale. La Regione Abruzzo, prima in Italia, recependo la risoluzione del Parlamento Europeo del 3 settembre 2008 sul corretto utilizzo delle immagini femminili nel marketing e nella pubblicità, ha voluto dare un segnale di civiltà, una indicazione di qualità morale e stilistica a chi opera nel settore della pubblicità e della comunicazione. L’adozione di quella delibera di Consiglio Regionale del 14 dicembre 2010 – unanime e unanimemente condivisa anche fuori dall’aula consiliare – recependo la risoluzione del Parlamento Europeo, anch’essa unanime soprattutto sul fronte delle eurodeputate italiane, non poteva contenere strumenti di controllo né tantomeno di censura, poiché questo non è per fortuna uno stato dittatoriale ma fondato sulla Costituzione della Repubblica Italiana. Questo la consigliera Sclocco dovrebbe saperlo, poiché è stata tra quelli che in sesta commissione, nella seduta del 28 ottobre 2012, votò, unendosi a tutti gli altri, a favore della nostra proposta di recepimento della risoluzione europea. Non intendo, dunque, fare una polemica istituzionale che avrebbe solo il triste effetto di avvantaggiare chi ha creato e diffuso un messaggio pubblicitario di pessimo gusto e di squallido tenore morale, ma devo precisare che prima di utilizzare i canali informativi regionali è doveroso informarsi bene, perché la polemica la si può sempre fare, dire il falso no. La Regione non è partner di quell’azienda promotrice di quel manifesto e né l’assessore regionale né la consigliera Sclocco, né alcun altro, poteva vigilare su un’azienda privata, a meno che la consigliera Sclocco non sia nostalgica di certe teorie stataliste non in linea con i nostri fondamenti costituzionali. La nostra iniziativa punta a sensibilizzare ed accrescere il livello culturale della nostra comunità per superare certi vecchi stereotipi della nostra cultura: questo è ciò che ci interessa e sul quale siamo impegnati. Le polemiche le facciano quelli che non trovano da fare cose migliori». 

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